di Davide Angelilli (Caracas Chiama) per CubaInformazione
Dal 17 aprile, sta girando per tutta Europa una carovana composta da familiari, amici e compagni dei 43 studenti “normalistas” sequestrati dalla polizia messicana e tuttora “desaparecidos” in seguito alla cruenta repressione di una manifestazione popolare avvenuta circa Sette mesi fa nello Stato di Guerrero in Messico. Mercoledì scorso la caravana è giunta a Roma, dove si è realizzato un importante incontro con i collettivi studenteschi della capitale italiana. Gli studenti sono i protagonisti nelle Scuole “Normales” rurali, sorte negli anni Trenta per fare dell’educazione un “fortino” dell’emancipazione delle classi più povere del Messico.
La scuola di Ayotzinapa, dove studiavano i 43 giovani tuttora scomparsi, prende il nome di Raúl Isidro Burgos: il giovane professore che fondò questa scuola, stimolato dalla solidarietà verso gli sfruttati delle comunità contadine. Il messaggio che la carovana ha trasmesso a Roma è chiaro. Si tratta proprio della solidarietà e della complicità a favore delle classi più povere quello che non tollera lo Stato messicano, nonché il sistema di potere che governa il paese. Una solidarietà, quella delle Scuole “Normales”, che, di fatto, si materializza in educazione pubblica aperta a tutti, diretta alle comunità rurali e indigene. Un’educazione del tutto in antitesi con quella promossa dal governo di Enrique Peña Nieto che privatizza tutto ciò che è possibile, colpendo duramente ogni giorno sempre di più i diritti sociali del popolo.
Dinnanzi alla più completa impunità nei confronti della polizia, tutti coloro che sono solidali con gli studenti si stanno riversando nelle strade per urlare la loro indignazione nei confronti della corruzione dilagante all’interno delle più alte sfere governative completamente colluse con le élites criminali che padroneggiano in Messico. Un grido di rabbia e di rivolta che accomuna non pochi settori popolari del paese: dai movimento zapatista fino ai sindacati. Una lotta trasformatrice, che la carovana ha trasmesso fino a sotto l’Ambasciata di quel paese nordamericano in Italia, trovando la solidarietà attiva da parte dei movimenti sociali di Roma. Dopo l’azione di protesta sotto l’Ambasciata, ha avuto luogo un dibattito pubblico presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Con la partecipazione di comitati di migranti, organizzazioni della sinistra italiana e collettivi studenteschi.
Tra questi, i giovani della “Sapienza Clandestina”, che nei giorni anteriori avevano realizzato azioni in seno all’Università per sensibilizzare e informare sul caso dei “Normalistas”. Così come in Messico, anche in Italia le organizzazioni studentesche si stanno mobilitando con forza contro la privatizzazione dell’educazione e in difesa del diritto allo studio. Da oltre due anni l’organizzazione “Sapienza Clandestina” ha occupato uno spazio dentro l’università – una delle più grandi d’Europa – trasformandolo in un centro sociale.
Il movimento ha due obiettivi principali: (1) che gli studenti diventino i veri protagonisti all’interno dell’Università; (2) che si pongano le basi per l’organizzazione di una Resistenza contro la distruzione sistematica dell’università pubblica. Come già è accaduto in passato, il movimento studentesco non è isolato. In questa lotta gli studenti sono accompagnati da parecchi movimenti sociali e politici della Capitale, ivi compreso il Coordinamento per il Diritto alla Casa. Sicché, all’interno di questa lotta, le iniziative internazionaliste hanno sottolineato l’importanza di costruire relazioni di solidarietà contro lo stesso nemico: il modello capitalista e neoliberale a livello mondiale.
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Alessandro Pagani]