Tradotto da Marinella Correggia per Rete Solidarietà Rivoluzione Bolivariana
Articolo originale in inglese di Suren Moodliar su venezuelanalysis.
Il professor Ricardo Hausmann ha scritto per Projectt Syndicate l’articolo “Should Venezuela Default?”.
Il Presidente venezuelano Maduro ha affermato che Hausmann è un attore importante nel mondo del Sistema bancario e che la sua predizione di un default in Venezuela provocherebbe solo altra paura, incertezza e dubbi.
La percezione del rischio ha un prezzo. L’articolo di Hausmann ha proprio questo obiettivo. La “paura dei mercati” per un possibile default del Venezuela ha un prezzo: i tassi di interesse sui bond venezuelani sono significativamente più alti di quelli del Messico o della Nigeria. Il che, a sua volta, ha un impatto negativo sulla vita dei venezuelani. L’articolo ha avuto l’effeto, prevedibile, di aumentare anche di più i tassi di interesse, con un ridimensionamento solo dopo le determinate assicurazioni da parte del presidente Maduro
Bisogna dire che Hausmann è un attore di primo piano sulla scena globale e il suo ballo con la leadership rivoluzionaria venezuelana è in corso da tempo.
Al suo CV di Harvard non appare con evidenza il suo coinvolgimento con il governo venezuelano negli anni 1980. Specificamente, alla fine degli anni 1980, Hausmann faceva parte del gabinetto economico di Carlos Andres Perez. Essi applicarono un programma di austerità stile Fmi che sfociò nel Caracazo del 1989, e nel massacro di migliaia di manifestanti.
A questo successo fece seguito la promozione di Hausmann al ministero della pianificazione agli inizi degli anni 1990; dopo la fine del governo Perez, la carriera dell’economista avanzò con lui, diventando Capo economista della Banca interamericana di sviluppo. Attualmente, Hausmann è consulente di molte banche, governi e organizzazioni intergovernative.
Dagli anni 2000 collabora con l’opposizione venezuelana di estrema destra. Lavorando per Maria Corina Machado ha continuato a prevedere la sconfitta dei chavisti appellandosi ad analisi statistiche che anticipavano i risultati elettorali, salvo essere smentito dalle urne. Hausmann è un attore di parte. Avendo alle spalle il suo fallimento nella gestione economica del Venezuela negli anni 1980, adesso attacca dalla sponda protetta di Harvard. E ovviamente, il suo saggio ha avuto sui mercati un impatto del tutto prevedibile.
Diciamo qualcosa su Harvard, come risulta da VERITA$, un documentario a proposito dei collegamenti fra lo Harvard Institute for International Development e la conversione della Russia all’economia di mercato. Fu il progetto più importante di Harvard (prima c’erano stati la liberalizzazione finanziaria in Indonesia, e l’estensione del Washington Consensus a Zambia, Kenya, Pakistan). Harvard Institute ricevette 40 milioni di dollari aggiuntivi per il suo lavoro sulla Russia, e le sue politiche furono adottate dal processo “democratico” e aiutarono ad arricchire il privatizzatore dell’economia russa, Anatoly Chubais. Senza un ruolo definito, il Centre fu coinvolto nella corrotta transizione russa all’economia di mercato…il tutto fruttò alla Harvard management Company milioni di dollari fino alla crisi finanziaria asiatica.
Non si vuol dire che il collega di Chubais alla JPMorgan Chase, Hausmann, si comporti allo stesso modo. Ma questo spazza via il mito di Harvard come istituzione puramente accademica. AL contrario, Harvard è un attore economico su scala globale.
La rivoluzione bolivariana del Venezuela si trova di fronte a scelte difficili, stretto fra dalla trasformazione economica e la necessità di rispondere a parti dell’opposizione, che è assai divisa. In questo contesto l’intervento di Hausmann e la sua finta preoccupazione per i “30 milioni di venezuelani” è un’abile mossa mirata a peggiorare la grave penuria di valuta forte e provocare una crisi politica.
La preoccupazione di Hausmann per i poveri contrasta con le sue dure scelte di austerità quando era al potere. I suoi valori si leggono nell’epiteto con il quale egli apostrofa Maduro come “teppista tropicale”. E’ l’aggettivo “tropicale” a rivelare molte cose. Noi del Sud globale siamo abituati al razzismo dei potenti e abbiamo subito capito.
Invece di suggerire dibattiti sulla libertà accademica e i diritti del professor Hausmann, i media dovrebbero piuttosto studiare il suo intervento e la replica di Maduro alla luce di un’estesa lotta di classe a livello globale. Un’analisi critica dei media rivela che l’uomo di parte Hausmann sa come navigare fra la retorica di un paese impegnato in un’intensa lotta di classe e il mondo placido della sua università sulle rive del fiume Cambridge Charles. I giochi numerici di Hausmann parlano di un esercizio del potere da parte di un banchiere protetto dagli Usa, e da Harvard.