Socialisti dissidenti sollecitano il Venezuela ad investigare sulla corruzione

Per il mercoledì delle Narrazioni tossiche: secondo la Reuters, per l’occasione nella versione pubblicata dal Daily Mail lo scorso mercoledì 3 giugno, il pericolo per il governo bolivariano verrebbe dalle sue stesse fila a causa della dilagante corruzione fra i membri del partito.

“The republic is at risk” due to corruption, (…) “The revolution is at risk”.

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Nicmer Evans

Ex membri ormai dissidenti del Partito socialista al governo in Venezuela hanno richiesto, lo scorso mercoledì, un’investigazione governativa su una presunta frode multi-milionaria, che dicono essere prosperata sotto il rigido controllo sulla valuta da parte del paese sudamericano membro dell’OPEC.

Marea socialista, un piccolo gruppo di intellettuali di sinistra, nonché frangia del Partito socialista, ha detto che le compagnie corrotte e i politici complici stanno giocando con il sistemo valutario designato per controllare le variazioni sulle importazioni, dal cibo ai medicinali.

Sotto un complesso comando fondato nel 2003 dall’ex leader venezuelano Hugo Chávez, compagnie e individui fanno domanda di dollari ad un tasso di cambio preferenziale.

“Molti burocrati e operatori politici si sono avvantaggiati di questa opportunità per dissanguare il paese,” ha dichiarato Nicmer Evans, leader di Marea socialista, nell’ufficio dell’Amministratore finanziario di Caracas, dove insieme ad altri dissidenti ha presentato le loro richieste e cercato di presentare un nuovo sito per gli informatori che volessero denunciare le frodi.

Il gruppo ha stimato in circa 259 miliardi di dollari la cifra non conteggiata fin dall’implementazione del sistema. La stima è basata su informazioni e dichiarazioni pubbliche, inclusa l’ipotesi dell’ex direttore della Banca centrale che ammonta a 20 miliardi di dollari sottratti in un anno.

La pressione sta crescendo sul presidente venezuelano Nicolas Maduro per indagare sulle attività illegali, in mezzo alle inchieste dei media statunitensi sul traffico di droga degli alti funzionari venezuelani e alle recenti accuse secondo cui una banca di Andorra avrebbe facilitato il trasferimento di 4,2 miliardi di dollari connessi al riciclaggio di soldi nel paese.

“Andorra rappresenta solo la punta dell’iceberg, noi vogliamo arrivare fino alla radice del problema” ha detto Evans.

“La rivoluzione è a rischio”

Richieste di chiarimenti al governo non hanno ricevuto risposte.

Il governo Maduro in passato è stato incolpato di corruzione e additato come “traditore della rivoluzione” e promise di sradicare le mele marce.

Ma la frustrazione sui problemi, così come la percezione che Maduro difetti di leadership tra i colpi della crisi economica, ha solamente aumentato la frammentazione del blocco “chavista”.

La stessa Marea socialista ha recentemente abbandonato il partito, sebbene la domanda di diventare un’entità separata sia stata rigettata in maggio.

La critica del gruppo afferma che la corruzione è inerente al sistema a conduzione statale caldeggiato da Chávez, e domandano perché gli stessi membri non ne abbiano parlato prima.

Comunque i dissidenti socialisti sostengono che Chávez fece del suo meglio per sradicare la corruzione che da tempo tormenta la nazione ricca di petrolio, e dicono che queste pratiche sono più esplicite perché Maduro non ha lo stesso pugno duro del suo predecessore.

“La repubblica è a rischio” a causa della corruzione, ha avvisato Ana Elisa Osorio, ministro dell’ambiente dell’era Chávez e membro del Partito socialista, che sta spingendo per avviare le investigazioni.

“La rivoluzione è a rischio.”

Articolo originale:
http://www.dailymail.co.uk/wires/reuters/article-3109829/Dissenting-socialists-urge-Venezuela-investigate-corruption.html

Il lancio di un mango al presidente ispira un gioco

Per il mercoledì delle Narrazioni tossiche: il 6 maggio 2015 il New York Times pubblica un pezzo firmato Associated Press, in cui anche un mango e un’applicazione per telefonia mobile sono buoni pretesti per screditare le politiche del governo bolivariano.

The goal of “Maduro Mango Attack” is to accumulate points by throwing tropical fruit at the socialist leader

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Due venezuelani, emigrati per sfuggire alla crisi economica del paese, stanno dispensando risate con un gioco per telefoni cellulari che deride il presidente Nicolas Maduro per la sua decisione di dare una nuova casa alla donna che gli lanciò un mango per attirare l’attenzione alla sua supplica di  avere un alloggio.

Lo scopo di “Maduro Mango Attack” è di accumulare punti tirando frutti tropicali al leader socialista che passa freneticamente nello schermo a ritmo di musica elettronica, intramezzato dalle urla di illustri capi dell’opposizione che scatenano la loro furia.

I giocatori sono inoltre ricompensati con la possibilità di scuoiare il presidente dell’Assemblea Nazionale Diosdado Cabello, che si pavoneggia con una borsa piena di dollari, e di colpire l’ex presidente Hugo Chávez, incarnato da un piccolo uccello in un berretto rosso – allusione all’osservazione di Maduro durante la campagna elettorale in cui Chávez lo avrebbe visitato in “forme svolazzanti” .

Secondo Google Play, negozio online per i giochi, nella settimana di debutto più di 10.000 persone hanno scaricato l’applicazione gratuita.
Il gioco è stato ispirato da un incidente dello scorso mese, in cui una donna scagliò un mango sulla testa di Maduro mentre guidava un bus attraverso una folla di sostenitori. Successivamente, sulla tv nazionale, Maduro mostrava il mango dove Marleny Olivo aveva scarabocchiato il suo numero di telefono, ammettendo poi la preghiera della donna per una nuova casa.

Scarpe, torte e uova rimangono gli oggetti più popolari da lanciare ai disprezzati politici di tutto il mondo. Ma il missile lanciato a Maduro proviene interamente dai sostenitori; il presidente inizialmente accolse positivamente la tendenza, “è il momento del mango” scherzava il 28 aprile, e, per l’umiliazione delle sue guardie del corpo, incoraggiava i fan a consegnare la frutta con le loro richieste di aiuto al governo.

Tuttavia, recentemente ha tentato di smorzare  i toni: “dovete fare attenzione compagni,” ha detto Maduro al corteo del primo maggio dopo aver evitato una maglietta contenente qualcosa di pesante. “Qualche volta una gentilezza può tramutarsi in qualcosa di completamente diverso.”

Fernando Malave, uno dei creatori del gioco, ha detto che non intendeva incoraggiare la violenza contro il presidente, ma piuttosto usare l’umorismo per attirare l’attenzione sui problemi del Venezuela. Malave ha dichiarato che assieme al suo socio, Gabriel Diaz, si trasferirono in Argentina lo scorso anno per cercare lavoro, stufi dell’alto tasso di criminalità e le scarse prospettive lavorative in mezzo ad una crisi economica segnata da una crescente inflazione e una diffusa mancanza di beni.

Le difficoltà hanno dimezzato  il consenso nei confronti di Maduro da quando è stato eletto presidente nel 2013, toccando il fondo con il 28% in un sondaggio raccolto dall’agenzia locale Datanalisis in aprile.

“La gente è stanca e tutti vogliono un cambiamento, ma non sanno che tipo di cambiamento,” ha detto Malave. “Fortunatamente lo spirito, che ha sempre unito i venezuelani, riesce ad alleviare  lo stress quotidiano.”

Articolo originale:
http://www.nytimes.com/aponline/2015/05/06/world/americas/ap-lt-venezuela-maduro-mango-attack.html

La rivoluzione sulle palafitte

di Geraldina Colotti per CaracasChiama

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Nello stato del Delta Amacuro, in Venezuela, le popolazioni indigene che abitano le comunità fluviali si spostano sulle canoe e vivono su palafitte. Ma anche da loro è arrivata la Misión Vivienda, attraverso la quale il governo socialista si propone di fornire a chi ne ha bisogno una casa popolare arredata. Finora ne sono state costruite 700.000 in tutto il paese, e l’obiettivo è di arrivare ai 3 milioni entro il 2019. Per le comunità del Delta Amacuro, però, le case popolari vengono tirate su in forma di palafitte: ognuna di 70 mq, provviste di cucina e bagno. Nonostante le difficoltà incontrate per trasportare il materiale, finora ne sono state costruite 30, 15 per ogni località e si prevede di terminare l’intero lavoro entro fine anno. Un modo di rendere concreto quanto enunciato dalle linee strategiche del Plan de la Patria 2013-2019 in cui risulta centrale il tema dell’ambiente e il perseguimento di un nuovo modello di sviluppo: in grado di portare benessere e progresso ma senza distruggere le architetture originarie.

Un esempio del lungo cammino di civiltà compiuto dal socialismo bolivariano in soli 16 anni. Un approccio ai diritti e alle differenze ben distante da quel che accade nel mondo capitalista, dove i migranti muoiono nelle acque del Mediterraneo e i rom – anche se nati nel paese – vengono discriminati e scacciati. Un percorso in controtendenza rispetto ai canoni del neoliberismo per cui gli indigeni, prima di Chávez, non erano neanche censiti. Alla fine degli anni ’90, il 30% della popolazione controllava il 61% della ricchezza nazionale. Oggi, mentre in Europa la disoccupazione aumenta e i salari diminuiscono, in Venezuela avviene il contrario.

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Occultare i risultati ottenuti dall’economia socialista, che dedica più del 60% del Pil agli investimenti sociali, significa cancellare il “cattivo” esempio che può essere ripreso nel Nord del mondo. Per le classi dominanti europee, dar manforte alla borghesia parassitaria venezuelana, alla Confindustria, alle oligarchie che combattono con ogni mezzo per riconquistare il terreno perduto, significa quindi allontanare da sé lo spettro della disfatta e tutelare i propri privilegi. Dove non si arriva con la forza, con la guerra sporca e con il sabotaggio, si prova con la melina della cosiddetta ricerca del dialogo: per zavorrare il governo socialista, disinnescare le conquiste sociali, scontentare l’elettorato chavista, e intanto continuare a perseguire i propri affari.

Bene ha fatto, perciò, Nicolas Maduro, ad annunciare una virata a sinistra, rileggendo in questo senso la “lezione” di Allende in Cile. Le similitudini con le manovre dirette da Washington, che hanno portato al golpe pinochettista dell’11 settembre 1973, infatti non mancano. Allora, Nixon ordinava “di far piangere l’economia cilena”. Oggi, l’eco di quelle parole aleggia sul Venezuela bolivariano. Maduro ha spiegato che le politiche socialiste hanno mantenuto “tre paesi”: quello reale, che oggi ha un tenore sociale più alto da cento anni e che ha sconfitto la fame e ridotto drasticamente la disoccupazione; quello delle mafie interne, che prosperano sul contrabbando e sul mercato nero dei prodotti sussidiati; e quello delle mafie colombiane, che si arricchiscono con i traffici oltrefrontiera garantiti dai bachaqueros, gli accaparratori a pagamento. Un esempio per tutti: in Venezuela la benzina costa pochissimo, un pieno di 80 litri si paga 7,76 bolivares. In Colombia, la rivendono a 2.100 bolivares. Non passa giorno senza che la polizia scopra tonnellate di prodotti nascosti, pronti per il mercato nero. Un business che svuota il paese di quasi 40% dei suoi prodotti sovvenzionati. In questo, giocano la propaganda e gli allarmi, che spingono una popolazione ancora troppo influenzata dal consumismo, all’acquisto compulsivo. E poi c’è la piaga dei “raspacupos”: una rete di trafficanti si dedica a “raspare” le carte di credito su cui deposita il montante di dollari a prezzo agevolato richiesto per presunti viaggi che poi non vengono effettuati. In compenso, si passa la carta a qualcuno che va a “svuotarla” all’estero con acquisti inesistenti e rivende i dollari al mercato nero. Il chavismo ha istituito la possibilità che tutti possano richiedere una certa cifra annuale di dollari: così anche i meno abbienti possono effettuare viaggi all’estero. Le mafie, però, ne hanno subito approfittato. E ora il governo cerca di modificare le procedure per arginare il fenomeno.

Oggi, 7.000 imprese sono sotto inchiesta per uso irregolare di dollari. Una commissione speciale del Parlamento sta indagando sulla fuga di oltre 20.000 milioni di dollari sottratti da imprese fantasma, illegali o non iscritte al registro mercantile.

“Non ci sono più dollari per Fedecámaras”, ha detto Maduro rivolgendosi alla locale Confindustria, e ha fatto appello agli operai affinché assumano con più coscienza il controllo della produzione.

Negli ultimi 16 anni, la classe operaia ha ricevuto 28 aumenti del salario minimo, estesi anche ai pensionati. In questo anno determinante per il “laboratorio” bolivariano, comincia ora una nuova sfida.

Sindaco venezuelano trasferito dal carcere in ospedale per un intervento

Per il mercoledì delle Narrazioni tossiche: secondo William Neuman, NYT, l’ex sindaco di Caracas Antonio Ledezma non è altro che uno dei tanti oppositori incarcerati dal governo bolivariano, colpevoli per aver criticato apertamente il disastro economico causato dall’amministrazione Maduro.

Mr. Ledezma’s arrest was met with widespread international appeals for his release, increasing pressure on the government, which had begun to build last year with the jailing of other opposition figures.

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Vanessa, figlia di Antonio Ledezma ad UnoMattina su Rai1

Il sindaco di Caracas, Venezuela, arrestato con l’accusa di cospirazione contro il governo del presidente Nicolas Maduro, è stato trasferito in un ospedale privato per un’operazione all’ernia lo scorso sabato. Secondo sua moglie e un portavoce, sarà successivamente trasferito agli arresti domiciliari durante la riabilitazione.

Non è chiaro se al sindaco, Antonio Ledezma, sarà chiesto di tornare in prigione dopo il completo recupero.

Ledezma, arrestato dai poliziotti, pesantemente equipaggiati, dell’intelligence in febbraio, è uno dei numerosi politici oppositori di Maduro finiti agli arresti. E’ trattenuto in una prigione militare in attesa del processo.

Agenti governativi lo hanno accusato di complottare il rovesciamento di Maduro, nonostante non abbiano ancora fornito prove evidenti a supporto delle affermazioni. L’avvocato di Ledezma ha respinto le accuse.

L’arresto di Ledezma ha incontrato un diffuso appello internazionale per il suo rilascio, aumentando la pressione sul governo, pressione cominciata a montare lo scorso anno con l’incarcerazione di altre figure dell’opposizione.

Maduro, presidente di sinistra eletto nell’aprile del 2013, sta lottando con una cascata di problemi economici, compresa la recessione, l’alta inflazione e la scarsità di beni di prima necessità. Ha dichiarato che questi problemi sono parte di una cospirazione per indebolire il suo governo e ha spesso riferito di misteriosi quanto vaghi complotti per assassinarlo o deporlo.

Come gli altri esponenti dell’opposizione, Ledezma è stato un critico “non silenzioso” di Maduro.

La moglie di Ledezma, Mitzy Capriles, lo stesso sabato ha criticato il governo per il mancato rilascio di suo marito e per non aver fatto cadere le accuse nei suoi confronti. Capriles ha richiamato la pressione internazionale per forzare il governo ha riconsiderare l’imprigionamento di Ledezma.

Articolo originale:
http://www.nytimes.com/2015/04/27/world/americas/antonio-ledezma-jailed-venezuelan-mayor-is-moved-to-hospital-for-surgery.html

Obama incontra il presidente del Venezuela parallelamente al Summit

Per il mercoledì Narrazioni tossiche: sabato 11 Aprile, sulle maggiori testate nazionali, Associated Press ci presenta un Maduro remissivo e in difficoltà, alle prese con un Obama concreto e protagonista nella salvaguardia, e nella diffusione, dei valori democratici.

 

President Obama indicated our strong support for a peaceful dialogue between the parties within Venezuela,” said Bernadette Meehan, a spokeswoman for the White House’s National Security Council. “He reiterated that our interest is not in threatening Venezuela, but in supporting democracy, stability and prosperity in Venezuela and the region.

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Sabato il presidente Barack Obama ha incontrato privatamente il suo omologo venezuelano, in mezzo all’aspra disputa fra le due nazioni dopo le recenti sanzioni Usa sui sette funzionari venezuelani.

L’incontro tra Obama ed il presidente Nicolas Maduro ha avuto luogo parallelamente al Summit delle Americhe e, secondi fonti della Casa Bianca, non autorizzate però ha rilasciare un commento ufficiale, è durato solo pochi minuti.

Lo scontro è avvenuto dopo che l’amministrazione Obama ha dichiarato che la crisi economica e politica in Venezuela è una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti, e il congelamento dei beni nel paese di sette funzionari, accusati di violazione dei diritti umani nelle proteste antigovernative dello scorso anno in Venezuela.

Maduro e gran parte dell’America Latina hanno condannato l’azione come un ritorno ai tempi della Guerra Fredda, azione che aumenta solo la tensione in un Venezuela profondamente diviso, in cui l’opposizione chiede le dimissioni di Maduro.

“Il presidente Obama ha indicato il nostro forte supporto per un dialogo pacifico fra la parti in Venezuela”, ha detto Bernadette Meehan, portavoce per il Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca. “Ha ripetuto che il nostro interesse non è intimidire il Venezuela, ma supportare la democrazia, la stabilità e la prosperità in Venezuela e nel resto della regione.”

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In seguito Maduro ha descritto l’incontro come franco e cordiale, dicendo che i dieci minuti di consultazione possono aprire la strada per un significativo dialogo fra le due nazioni nei prossimi giorni.

 “Gli ho detto che non siamo nemici degli Stati Uniti” ha dichiarato Maduro. “Ci siamo detti vicendevolmente la verità.”

Obama non ha menzionato il confronto nelle osservazioni alla conclusione del summit.

Ma durante un intervento, Obama ha difeso il diritto della sua amministrazione di criticare linee politiche con cui non si trova d’accordo.

“Quando parliamo apertamente di qualcosa come i diritti umani, non è perché pensiamo di essere perfetti, ma perché riteniamo che il concetto di non imprigionare persone se non sono d’accordo con te, sia quello giusto” ha detto hai leader regionali, senza menzionare direttamente il Venezuela.

Articolo originale:
http://www.nytimes.com/aponline/2015/04/11/world/americas/ap-americas-summit-obama-maduro.html

Raccolta Firme: IL VENEZUELA NON É UNA MINACCIA, SIAMO UNA SPERANZA

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Popolo del Venezuela, popoli fraterni del mondo, il Venezuela è stato ingiustamente aggredito.
Il passato 9 marzo, il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha sottoscritto un Decreto Esecutivo dichiarando la Patria di Bolívar una minaccia per la sicurezza nazionale statunitense.
Questo tipo di dichiarazioni, come dimostra la Storia, hanno avuto funeste conseguenze sul nostro continente e in tutto il pianeta.
Davanti a questa nuova aggressione, alziamo le bandiere della legalità internazionale, e sosteniamo la giustizia e l’unione dei nostri popoli.
Il Venezuela sa che non è solo. Il 14 marzo scorso, l’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR) ha emesso un comunicato storico, che segna l’inizio della costruzione di una dottrina in rifiuto del tentativo unilaterale di applicare sanzioni o minacciare i paesi con l’uso della forza politica, finanziaria o militare.
Come Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, ho inviato una lettera al popolo degli Stati Uniti e al Presidente Obama, esponendo le verità sul Venezuela, denunciando l’aggressione ed esigendo, in nome dell’immensa moralità del popolo di Bolívar, che venga derogato il Decreto presidenziale che minaccia la nostra patria.

Vi invito a sottoscrivere questa lettera in appoggio al comunicato dell’UNASUR che rifiuta il Decreto esecutivo di Barack Obama e ne esige l’abrogazione.

Siamo un popolo di pace e difenderemo la pace in piedi, con dignità e con giustizia.
La nostra vittoria sarà sempre la pace!

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Scarica i moduli per la raccolta firme:
Formato recolleccion de firmas campaña obama deroga el decreto ya

 

Venezuela: mille tamburi contro i media, marcia per l’anniversario dell’abolizione della schiavitù

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In Brasile, un militante del movimento dei contadini senza terra che firma la petizione; insieme ad altri mille manifestava la sua solidarietà.

Traduzione di Lorenzo Mastropasqua

Raramente un presidente statunitense ha coagulato una tale unanimità contro di lui.

Dopo l’Unasur che rappresenta 12 governi sudamericani, la Celac che raggruppa i 33 stati dell’America latina e dei caraibi, l’Alba, PetroCarive, i 134 membri del G77 + la Cina.. Insomma tutto il sud del pianeta ha rigettato il decreto di Obama perchè «viola il diritto internazionale, la sovranità e l’indipendenza politica del Venezuela».

In tutto il mondo, dei movimenti sociali sostengono l’appello che, in Venezuela ha già raccolto 5 milioni di firme.

 

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In Ecuador, il presidente Rafael Correa si unisce alla campagna.

 

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Firmatari dell’appello in Nicaragua.

 

Parallelemente a questa mobilitazione nazionale, sembra che il lavoro sottotraccia intrapreso dal governo Maduro per contrastare la guerra economica incomici a dare i suoi frutti. Uno studio intrapreso dal privato Hinterkaces (realizzato dal 14 al 18 marzo su una base di 1200 interviste effettuate su tutto il territorio) rivela che il 65% della popolazione si dice «ottimista», ben 4 punti in più rispetto a gennaio 2015, contro i 34% di «pessimisti (38% a gennaio).

IL 24 marzo scorso abbiamo festeggiato il 161esimo anniversario dell’abolizione della schiavitù, decisa dal presidente Josè Gregorio Monagas, sulla scia dei decreti di Simon Bolivar. Una politica che ha valso a quest’ultimo di essere tacciato dai giornali delle grandi piantagioni schiaviste del sud degli Stati uniti e degli oligarchi latino americani come «Cesare assetato di potere». Ai giorni nostri, è organizzando una «marcia di mille tamburi» che il movimento discendente dagli schiavi africani, ha espresso il suo sdegno rispetto alle campagne mediatiche e al decreto del presidente Obama di classificare il Venezuela come minaccia inabituale e straordinaria per la politica estera degli Stati uniti. David Abello, del «consiglio per lo sviluppo della comunità afroamericana» ha dichiarato: «In questo momento della storia, che ci garantisce la libertà, non permetteremo a nessuno di ricolonizzarci».

tamburi4tamburi5tamburi6tamburi7tamburi8tamburi9tamburi91Foto: AVN (Juan Carlos La Cruz)

 

Fonte:
https://venezuelainfos.wordpress.com/
 

 

Gruppo 77+Cina: Dichiarazione in appoggio al Governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela

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Il Gruppo dei 77 + Cina esprime il rifiuto della recente decisione del governo degli Stati Uniti d’America di ampliare le sanzioni unilaterali contro il governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela, stabilite attraverso un Decreto Esecutivo firmato dal Presidente Barack Obama il 9 Marzo 2015, in cui si dichiara “un’emergenza nazionale a causa della minaccia inusuale e straordinaria per la sicurezza nazionale e la politica estera degli Stati Uniti rappresentata dalla situazione interna del Venezuela”.

Allo stesso modo, ribadisce l’importanza della Dichiarazione adottata durante il Vertice dei Capi di Stato e di Governo del Gruppo dei 77 + Cina, riunitosi a Santa Cruz de la Sierra, in cui si rifiuta fermamente l’imposizione di leggi e regolamenti ad effetto extraterritoriale e di ogni altra misura economica coercitiva, incluse le sanzioni unilaterali contro i paesi in via di sviluppo.

Il Gruppo dei 77 + Cina, deplora la misura e ribadisce il suo fermo rispetto della sovranità, dell’integrità territoriale e dell’indipendenza politica della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Inoltre, il Gruppo dei 77 + Cina pone anfasi sulla necessità di rispettare il diritto internazionale, così come i principi e i propositi sanciti nella Carta delle Nazioni Unite e nel Diritto Internazionale, in riferimento alle relazioni d’amicizia e cooperazione tra gli Stati e in conformità alla Carta delle Nazioni Unite. Il G-77 + Cina, sottolinea il contributo positivo del Venezuela nel rafforzamento della cooperazione Sud-Sud, della solidarietà e delle relazioni d’amicizia tra i popoli e le nazioni per promuovere la pace e lo sviluppo.

Il Gruppo dei 77 + Cina, esprime solidarietà e appoggio al governo venezuelano, colpito da queste misure che non contribuiscono, in alcun modo, al dialogo politico ed economico e alla mutua intesa tra i paesi. Inoltre, esorta la comunità internazionale ad adottare misure efficaci ed urgenti atte ad eliminare l’uso di misure economiche coercitive unilaterali contro gli Stati e in particolare contro i paesi in via di sviluppo.

Il G-77 + Cina, lancia un appello al governo degli Stati Uniti affinchè valuti e implementi soluzioni alternative di dialogo con il governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela, basate sul principio di rispetto della sovranità e dell’autodeterminazione dei popoli. Di conseguenza, chiede l’abrogazione del suddetto ordine esecutivo.

New York, 25 Marzo 2015

Fonte:
http://italia.embajada.gob.ve/index.php?option=com_content&view=article&id=318:g77china-transmite-su-apoyo-al-gobierno-y-pueblo-de-venezuela-&catid=3:noticias-de-venezuela-en-el-mundo&Itemid=19

Il Venezuela lancia due settimane di esercitazioni militari, con armi cinesi e russe: “U.S. pericolo imminente”.

Per il mercoledì delle Narrazioni tossiche: articolo di John Hall, apparso sul Daily Mail online lunedì 16 marzo, in cui si dipinge un Venezuela che si appresta ad un attacco militare nei confronti degli Stati Uniti, con tanto di addestramenti militari e rafforzamento dei poteri centrali.

 

Venezuela has declared the United States to be an ‘imminent danger’ at the launch of two weeks of Cold War-style military drills and parades featuring weapons made in Russia and China

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Soldati venezuelani nell’esercitazione militare ordinata da Nicolas Maduro lo scorso sabato a Caracas.
Il Venezuela ha dichiarato essere gli Stati Uniti un “pericolo imminente”  al lancio di due settimane di esercitazioni e parate militari, in stile Guerra Fredda, equipaggiati con armi fabbricate in Russia e Cina.

 

Al grido di “patria socialista” e marchiando gli Usa come “imperialisti”, sabato pomeriggio 80.000 soldati e 20.000 civili sono scesi sulle strade di Caracas per una manifestazione anti-statunitense.

 

Il parlamento venezuelano ha seguito le proteste di ieri, approvando una legge che consegna all’assediato presidente Nicolas Maduro il potere di legiferare tramite decreti per nove mesi, in faccia a quella che era descritta come la “minaccia statunitense” per le nazioni sudamericane.

 

Il varo di due settimane di esercitazioni militari arriva appena qualche giorno dopo che Barack Obama ha dichiarato il Venezuela una minaccia per la sicurezza nazionale, limitati i viaggi nel paese e congelato i beni di alcuni cittadini di una nazione alle prese con una diffusa scarsezza di risorse.

 

Maduro ha richiesto l’espansione dei poteri in risposta alle sanzioni statunitensi ai funzionari venezuelani accusati di violazione dei diritti umani. Critici del governo hanno chiamato la mossa una presa di potere.

 

Gli Stati Uniti stanno individuando i funzionari di alto rango dell’apparato di sicurezza venezuelano, responsabili di un giro di vite nelle proteste anti governative dello scorso anno e di  perseguire accuse contro gli oppositori di governo. Questi saranno privati del permesso di entrare negli Stati Uniti, e i loro beni congelati.

 

I leader dei governi di sinistra del Sud America si sono espressi in supporto del Venezuela, mentre Washington ha respinto le affermazioni di Maduro, secondo cui gli Usa stanno cercando di danneggiare il suo governo sollecitandolo a concentrarsi sui problemi interni del paese, come la scarsità di cibo e l’inflazione galoppante.

 

Le due settimane di esercitazioni militari sono largamente riconosciute come il tentativo di Maduro di sollevare il sentimento patriottico nella speranza di migliorare il decadente consenso nei suoi confronti, in vista delle cruciali elezioni di fine anno.

 

Parlando al Financial Times, il professore di relazioni internazionali all’Università Centrale del Venezuela Carlos Romero ha detto che le dichiarazioni di Washington sulla nazione come minaccia per la sicurezza nazionale “hanno ampiamente giovato il governo venezuelano”.

 

Romero ha aggiunto che il Venezuela ha usato l’annuncio per suonare la carica in sostegno del governo, tramite una reazione dai modi “esagerati, quasi drammatici”.

 

Maduro ha precedentemente affermato che gli Stati Uniti, i quali rimangono i più importanti acquirenti del petrolio venezuelano, hanno appoggiato il tentativo di rimuoverlo dal potere.

 

Nel 2002 un colpo di stato, che ebbe il tacito supporto degli Stati Uniti, spodestò brevemente Hugo Chávez, carismatico mentore di Maduro, nonché suo predecessore.

 

Articolo originale:

 

Venezuela: Barack Obama dichiara l’urgenza nazionale, Fidel Castro solidale con Nicolas Maduro

obamaTraduzione di Lorenzo Mastropasqua.

ANCORA SANZIONI CONTRO IL GOVERNO DI NICOLAS MADURO DA PARTE DI WASHINGTON.

Un ordine esecutivo della Casa Bianca dichiara “l’urgenza” per il “pericolo inabituale” che minaccia la sicurezza nazionale. Il presidente statunitense Barack Obama ha annunciato questo lunedi, che prenderà nuove misure contro il governo venezuelano per le “così dette” violazioni dei diritti dell’uomo e ha dichiarato l’urgenza nazionale a causa di rischi straordinari generati dalla situazione di questo paese che minaccerebbero la sicurezza degli Stati uniti.

Il Congresso degli Stati uniti aveva già approvato il 10 dicembre scorso delle sanzioni contro i funzionari venezuelani, e ratificate da Obama il 18 dicembre ma niente era stato fatto fino a questo lunedi giorno in cui la Casa Bianca ha diffuso i nomi delle persone colpite dalle sanzioni, tra le quali risultano 7 figure di spicco: Benavides Torres ex leader del Gnb, Gustavo Enrique González López, direttore del Servizio nazionale d’intelligence (Sebin) e presidente del Centro strategico per la sicurezza e la protezione della patria (Cesspa), Justo José Noguera Pietri, presidente della Corporazione venezuelana della Guyana (Cvg) e già comandante della Guardia nazionale (Gnb), Katherine Nayarith Haringhton Padron, procuratore a livello nazionale del 20esimo distretto venezuelano, Manuel Eduardo Pérez Urdaneta direttore della Polizia nazionale bolivariana, Manuel Gregorio Bernal Martínez a capo della 31esima brigata corazzata dell’esercito venezuelano ed ex direttore della Sebin e, infine, Miguel Alcides Vivas Landino, ispettore generale delle forze armate e già comandante della Redi. Il comunicato diffuso riporta: «la Casa Bianca è profondamente preoccupata dalle azioni del governo venezuelano tese a intimidire gli avversari politici» il documento si conclude con la richiesta di liberazioni di tutti i “prigionieri politici”.

Secondo gli Stati uniti, questi funzionari sarebbero implicati in faccende che violano i diritti umani, precisamente per aver fermato “il piano di uscita”(allusione alle dimissioni del presidente Maduro) durante le contestazioni putschiste svoltesi tra Febbraio e Maggio scorso nelle quali 43 persone sono state uccise, molte delle quali con un colpo d’arma da fuoco alla testa. In risposta a queste provocazioni si è costituito il “Comitato delle vittime delle guarimbas” per far conoscere al mondo la loro storia, occultata meschinamente dal resto dei media. Il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest ha dichiarato che “i funzionari dello Stato bolivariano che hanno violato i diritti dei cittadini venezuelani, non sono i benvenuti nel territorio, e che gli Stati uniti dispongono di strumenti per bloccare i lori assett e l’uso che fanno del sistema finanziario nordamericano”.

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bandierecubaIL GOVERNO CUBANO SOLIDALE
Nella giornata di ieri si è espresso anche il governo rivoluzionario della Repubblica di Cuba, dichiarando: l’atto che qualifica il Venezuela come “paese minaccia” è arbitrario e aggressivo. Questo documento simboleggia una rappresaglia alle misure che il governo bolivariano ha adottato per difendere la propria sovranità di fronte alle ingerenze del Congresso degli Stati uniti. Come potrebbe il Venezuela minacciare gli Stati uniti? Considerando che il Venezuela è a migliaia di chilometri di distanza, non dispone di armi strategiche, e non impiega né risorse né funzionari per cospirare contro l’ordine costituzionale statunitense, questa dichiarazione appare poco credibile e rivela i veri obiettivi di chi l’ha emessa. Una tale esternazione, in un anno di elezioni legislative in Venezuela riafferma, ancora una volta, il carattere offensivo della politica estera statunitense. La gravità di questo atto esecutivo ha messo in allerta i governi dell’America Latina e quelli dei Caraibi, che, nel gennaio 2014 durante il 2° summit della Celac a l’Avana, hanno dichiarato la regione “Zona di Pace” e condannato tutti gli atti che possono destabilizzare il continente, dal momento che hanno già accumulato abbastanza esperienze di “interventismo imperiale” nel corso della loro stroria. Il governo rivoluzionario della Repubblica di Cuba riafferma di nuovo il suo sostegno incondizionato, e quello del suo popolo, alla Repubblica bolivariana, al governo legittimo del presidente Nicolas Maduro Moros e all’eroico popolo fratello del venezuela. Nessuno ha il diritto di intervenire negli affari interni di uno Stato sovrano né di dichiararlo, senza ragione, minaccia per la sua sicurezza nazionale. Così come Cuba non è mai stata sola, anche il Venezuela non lo sarà.

fidel_hugoLETTERA DI FIDEL CASTRO
Anche Fidel Castro ha voluto ricordare ancora una volta il suo appoggio a Nicolas Maduro inviandogli una lettera che lo incoraggia e lo loda per il discorso sostenuto in risposta alle misure del governo degli Stati uniti: «Caro Nicolas Maduro, Presidente della Repubblica bolivariana del Venezuela: mi congratulo con te per il tuo brillante e coraggioso discorso intrapreso per rispondere ai piani brutali del governo degli Stati uniti. Le tue parole passeranno alla storia come prova che l’umanità può e deve conoscere la verità».

L’avana 9 Marzo 2015

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Fonti:

Narrazioni Tossiche: Funzionari statunitensi, chiamati “terroristi”, deridono il divieto di entrare in Venezuela

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Quarto appuntamento con il mercoledì delle Narrazioni tossiche. Hannah Dreier firma per Associated Press (qui nella versione del Los Angeles Times, datata 1 marzo) un articolo che schernisce le iniziative del governo bolivariano, dando spazio alle arroganti repliche di tutti quei funzionari a stelle e strisce chiamati in causa dalle nuove direttive dell’amministrazione Maduro.

 

“I’ve always wanted to travel to a corrupt country that is not a free democracy. And now Castro’s lapdog won’t let me!” he wrote on Twitter.

 

I politici conservatori statunitensi, a cui il Presidente socialista Nicolas Maduro ha proibito di entrare in Venezuela, stanno prendendo la restrizione come una medaglia all’onore.

Sabato sera, Maduro ha disposto una serie di misure contro diplomatici e turisti nordamericani, includendo la promessa di limitare la presenza degli ambasciatori nel paese e imporre la necessità del permesso turistico.

Maduro ha inoltre rilasciato una lista di funzionari conservatori Usa a cui non sarebbe permesso di viaggiare in Venezuela. Fra questi, l’ex presidente George W. Bush, l’ex vice presidente Dick Cheney e numerose personalità del congresso.

 “Non possono venire in Venezuela perché sono  terroristi”, ha detto Maduro alla folla che ha radunato in protesta dell’imperialismo. “Fuori di qui, terroristi”.

Ileana Ros-Lehtinen, Rappresentante Repubblicana dello stato della Florida, dal profilo Twitter si è detta orgogliosa di essere nella lista, data la buona compagnia. Un altro Repubblicano, Mario Diaz-Balart, ha espresso un falso disappunto:

 “Ho sempre voluto viaggiare in un paese corrotto e senza democrazia. E ora il cagnolino di Castro non me lo permette!”, ha scritto su Twitter.

 Alcuni importanti critici dell’amministrazione Maduro vedono nel nuovo divieto l’opportunità di schiacciare il governo. Il Senatore Marco Rubio, Stato della Florida, ha detto in una nota che non c’è bisogno di andare a Caracas per fronteggiare il regime.

 “Non importa dove io sia, continuerò a mettere in luce le responsabilità di Nicolas Maduro e del suo regime sulle uccisioni, sull’abuso dei diritti umani e sul disastro economico in cui si trova il Venezuela”, ha dichiarato il Senatore.

Analogamente, il Senatore Democratico Bob Menendez, New Jersey, ha promesso che il divieto non avrà effetti sulla sua volontà di scagliarsi contro il governo Maduro.

 Gli Stai Uniti recentemente hanno proibito l’entrata nel paese ad alcuni importanti dirigenti venezuelani, accusati di violazione dei diritti umani.

 Il Ministro per le Relazioni Internazionali Delcy Rodriguez ha detto domenica di voler lavorare per rendere velocemente operativo il nuovo regolamento, aggiungendo che le restrizioni sui permessi sono una questiona di imparzialità.

 “Non è nulla di inusuale. I venezuelani devono sborsare dollari solo per richiedere il visto per andare negli Stati Uniti, anche se questi non sono garantiti”, ha detto il Ministro.

 Sabato, Maduro ha suggerito di voler spremere il numero dei funzionari nordamericani autorizzati in Venezuela, riducendoli da un centinaio di persone fino ad una manciata, mossa che potrebbe complicare la procedura del visto per i cittadini venezuelani. L’anno scorso l’ambasciata statunitense a Caracas sospese temporaneamente il rilascio del permesso turistico, ufficialmente per questioni legate ai dipendenti.

 La tensione è andata crescendo in Venezuela dopo che un poliziotto ha ucciso un quattordicenne durante una protesta anti governativa, e l’arresto del sindaco di Caracas da parte della polizia. Il Bolivar ha segnato un record negativo visto l’esteso utilizzo del mercato nero per il cambio di valuta, e l’indice di gradimento nei riguardi di Maduro sta marcendo verso un misero 20%.

 Critici di governo hanno manifestato per chiedere ai diplomatici vaticani in missione a Caracas l’intervento di Papa Francesco.

 Domenica, il primo Papa latino americano ha detto in un discorso pubblico che spera nella fine della violenza politica in Venezuela e nell’inizio di un dialogo costruttivo tra il governo e l’opposizione. Ha aggiunto che stava pregando per il ragazzo quattordicenne.

 

Articolo originale: http://www.latimes.com/travel/cruises/sns-bc-lt–venezuela-us-20150301-story.html

Consolidamento del potere cittadino, sanzioni inverse agli Stati uniti: così il Venezuela risponde al tentativo d colpo di Stato.

Articolo originale: Renforcement du pouvoir citoyen et des droits sociaux, sanctions envers les États-Unis : le Venezuela répond à la tentative de coup d’État

di Thierry Deronne. Traduzione di Lorenzo Mastropasqua

Interessante articolo sulle azioni intraprese dal governo venezuelano in seguito ai noti fatti del febbraio scorso, nei momenti di crisi, sia istituzionale sia economica, c’è chi risponde con la repressione chi con i diritti e democraziaMentre nel 1973 dei media occidentali che s’indignavano per il colpo di Stato perpetrato in Chile erano presenti, quelli di oggi scandiscono all’unisono: Presidente del Venezuela, si lasci destituire! É per il suo bene! Rinunciate a difendere la scelta degli elettori! Rinunci alla legge, alla costituzione. Se te arresti un putschista noi denunceremo la repressione in Venezuela! Il bulldozer informativo, già ben rodato per creare il personaggio Chavez, è stato reattivo nel fabbricare il tiranno Maduro che da lontano agita il pugno brutale per schiacciare meglio le folle mentre la voce felpata delle opposizioni di destra o dei portavoce della Casa Bianca, si scandalizzano di tanta violenza.

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Addirittura durante il colpo di stato mancato contro Chavez nel 2002, non si è vista una tale intensità nei bombardamenti mediatici tesi a farci accettare la necessità di un intervento esterno, o di un colpo di Stato senza attendere le elezioni. É senza ombra di dubbio l’errore storico e suicida della sinistra europea: non aver democratizzato la proprietà dei media, aver lasciato il servizio pubblico mimetizzare “l’informazione” dei grandi gruppi privati. Quando arriverà un giornalista di un grande gruppo d’informazione che parli dei 40000 consigli comunali e dei consigli del potere cittadino che apportano la “materia grigia” in numerose decisioni governative in Venezuela?E il Maduro reale? Quello che non oscura gli obiettivi dell’AFP o della Reuters?Giovedi 26 febbraio, durante la creazione del nuovo consiglio delle persone disabili e anziane, ha approvato i finanziamenti per concedere 300 mila pensioni in più, elevando i beneficiari di questo diritto a 3 milioni di cittadine/i. Ha confermato la concessione di 10 000 alloggi sanitari per proteggere meglio le persone anziane. Si è congratulato con i dipendenti per la nuova missione sociale “Casa della Patria” che ha visitato in un solo finesettimana 200 comunità popolari e 25 mila famiglie: “Questo metodo ci permette di arrivare direttamente alle famiglie, evitando le mafie degli intermediari”.

Prima di cominciare sui territori un nuovo ciclo di “governo di strada”, Maduro ha ricordato l’ideale di fondo della sua politica: malgrado la guerra economica e la caduta dei prezzi del petrolio, niente austerità ma l’ampliamento di uno Stato sociale e partecipativo. Come ricorda il sindaco Rodriguez, ci attaccano perché siamo un governo di poveri. Solo nel socialismo le risorse sono amministrate in funzioni di quelli e quelle che hanno bisogno. Durante questa assemblea un documento arriva alle mani di Maduro. Annibale affetto da un’incapacità uditiva, uno dei rappresentanti del nuovo consiglio nazionale prende la parole in lingua dei segni: “Siamo 120 rappresentanti venuti da 24 regioni del paese, abbiamo lavorato insieme su queste proposte. É per questo che ho creato i consigli del governo popolare, per far si che il popolo prenda il potere, che assuma il potere politico e si converta in popolo-presidente ha risposto il presidente Maduro.

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Sabato 28 febbraio durante una mobilitazione popolare contro le ingerenze degli Stati uniti, il presidente a proseguito: il The Wall Street Journal ha scritto recentemente che è venuta l’ora di chiamarmi tiranno, io rispondo: “Sarei un tiranno perché non mi lascio destituire? E se lo lasciassi fare sarei un democratico? Il popolo dovrebbe permettere che si instauri un governo di transizione eliminando la costituzione? Io non lo permetterò e se ci fosse il bisogno mi batterei nelle strade con il nostro popolo e le nostre forze armate. Noi vogliamo costruire la pace, la stabilità la coesistenza, la vita in comune. Che farebbe il presidente Obama se è un colpo di Stato fosse organizzato contro il suo governo? Quelli che agiscono fuori i limiti della costituzioni, quelli che persistono nelle loro attività terroristiche e stecchiste saranno arrestati per essere giudicati; anche se il Wall Street Journal o il New York Times mi chiamano tiranno, non è questione di tirannia è semplicemente la legge.Durante questa marcia che ha percorso le strade di Caracas, Maduro ha firmato un decreto che indennizza le 74 famiglie vittime del Caracazo: nel 1989 dopo due giorni di sommosse popolari in seguito all’applicazione delle misure neo-liberiste pretese dall’FMI, il presidente social-democratico Carlos Andres Prezzar sospese le garanzie costituzionali e inviò l’arma a “ristabilire l’ordine”. In 72 ore tra le 2000 e le 3000 persone furono assassinate.

Maduro ha ricordato che questa stessa austerità feroce fa parte del piano che la destra venezuelana aveva previsto di applicare in caso di successo del colpo di Stato del 12 febbraio scorso. Fino all’elezione di Hugo Chavez, nessun governo aveva accettato di riconoscere le fosse comuni, le sparizioni e le torture. I 74 indennizzi decretati da Maduro si aggiungono ai 596 già accordati ad altre famiglie dal governo bolivariano.Per contro, il presidente ha annunciato 4 misure in risposta sia alle sanzioni imposte dagli Stati-uniti in violazione del diritto internazionale e denunciate dall’insieme dei paesi latino-americani sia alle 168 dichiarazioni ufficiali emesse dall’amministrazione Obama dal 2014 al 2015 contro il governo bolivariano:

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Domenica 1 marzo 2015. Il presidente Maduro rende omaggio alle vittime del massacro del “Caracazo” del 27 Febbraio 1989

– L’accesso al territorio venezuelano è interdetto ai funzionari statunitensi complici di azioni terroristiche e colpevoli di violazioni dei diritti dell’uomo e crimini di guerra. Tra loro l’ex presidente George W.Bush, l’ex vice presidente Dick Cheney, l’ex direttore della CIA George Tenet, notamente legati al massacro di centinaia di migliaia di iracheni sulla base delle menzogne delle “armi di distruzione di massa” e la creazione di centri di tortura( prigioni segrete in Europa, Abu Ghraid, Guantanamo, etc…” E’ interdetto anche il rilascio dei visti ai cittadii americani che hanno violato i diritti umani e hanno bombardato popolazioni civili”. La decisione concerne anche i congressisti d’estrema destra Bob Menendez, Marco Rubio, Ileana Ross-lehtinen e Mario Diaz-Balart, vicini alle reti terroristiche del cubano Posada Carriles che vive attualmente negli Stati-uniti sotto la protezione delle autorità.

-Adeguamento del numero dei funzionari dell’Ambasciata degli Stati-uniti a Caracas.Il governo degli Stati-uniti mantiene più di 100 impiegati mentre solamente 17 funzionari venezuelani sono autorizzati a lavorare a l’Ambasciata venezuelana a Washington. La ministra Delcy Rodriguez a ricordato che la facoltà di chiedere l’equilibrio del numero dei funzionari è disponibile per tutti i governi in virtù della Convenzione di Vienna.

-Reciprocità in materia di visti. I cittadini venezuelani che viaggiano negli Stati-uniti devono pagare per ottenere un visto. Di conseguenza per ristabilire l’ugualità di trattamento, gli statunitensi che visitano il nostro paese dovranno ottenere un visto e pagare ciò che pagano i venezuelani per viaggiare negli stati-uniti.

-”Fine delle riunioni dei funzionari statunitensi per cospirare sul nostro territorio”. I vertici i dell’ambasciata statunitense a Caracas sono stati informati sul fatto che “tutte le riunioni realizzate da essi nel territorio venezuelano dovranno essere notificate e approvate dal governo del Venezuela”.In conformità agli articoli 41 e 42 della Convenzione di Vienna.Maduro ha rivelato:” abbiamo individuato e catturato alcuni statunitensi ingaggiati nelle attività segrete, in particolare di spionaggio, che tentavano di reclutare persone nei villaggi confinanti con la Colombia sotto l’influenza paramilitare.Nello stato di Tachira abbiamo catturato un pilota statunitense di orgine latino-americana, che trasportava documenti molto interessanti. In questo momento ci sta rivelando i fatti”.

In conclusione del suo discorso, Maduro a riaffermato il suo rispetto per il popolo statunitense cosi come per la comunità afro-americana, ispanica e caraibica spesso vittime di violazioni dei diritti umani da parte del proprio governo. Ricordando che queste misure non sono prese contro di loro, ma contro l’elite che continua a erigersi gendarme mondiale e rifiuta di rispettare i principi della sovranità

La triplice alleanza imperialista “Madrid-Bogotá-Miami” e il dibattito rivoluzionario.

MarchaVenezuelaserespetadi Geraldina Colotti per CaracasChiAma

E’ partita la grancassa mediatica contro il socialismo venezuelano. Un’operazione che rafforza “l’asse Madrid-Bogotá-Miami”, denunciato dal presidente Nicolás Maduro in riferimento al tentato golpe di alcuni ufficiali ed ex ufficiali dell’aviazione, fomentati dalle destre oltranziste. A dare il là è, come sempre, un editoriale del quotidiano madrileño El Pais. Il tono e il merito si annunciano fin dalle prime righe: denunciano “la detenzione brutale” del sindaco della gran Caracas Antonio Ledezma, arrestato il 19 febbraio per presunta complicità con i golpisti. La detenzione di Ledezma – chiarisce El País – è “inaccettabile per il suo significato politico e non può essere giustificata in alcun modo”: neanche con le “teorie cospiratorie” riferite da Maduro.

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Golpismo permanente in Venezuela

nicolas-maduro11di Maddalena Celano da www.ilsudest.it

Questo 13/02/2015 il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, afferma pubblicamente che il suo Governo è riuscito a vanificare un nuovo piano eversivo contro le attuali autorità governative venezuelane ed ha annunciato che sono state fermate un gruppo di persone imputabili del piano sovvertitore, tra le quali degli ufficiali dell’aviazione militare: tutto fa parte di una strategia “tracciata da Washington.” È stato disarticolato, è stato smantellato un attentato golpista contro la democrazia, contro la stabilità della nazione Venezuelana, affermò Maduro durante l’ atto di commemorazione del Giorno della Gioventù a Caracas. Il presidente venezuelano indica che si tratta di un tentativo di servirsi di un gruppo di ufficiali dell’aviazione militare per provocare un evento violento, un atto terroristico che sarebbe stato un tentativo di rivisitazione del colpo di Stato che si pianificò l’anno scorso, denominato “colpo azzurro”. Informò che tra la notte del 12 febbraio e l’alba del 13 sono stati arrestati buona parte dei mandanti e dei complici del piano eversivo. I militari golpisti avevano l’ordine di registrare una videocassetta per altri militari che si trovano in carcere, per partecipare ad piano di violento attacco aereonautico contro il palazzo presidenziale di Miraflores. Il 12 febbraio stavano cercando di provocare numerose morti a Caracas ed altre morti all’interno del paese, presso altre manifestazioni dell’opposizione. Il piano improvvisamente denunciato da Maduro avrebbe varie fasi, tra le quali si racconta dell’ “imboscata economica” che stava già per prodursi attraverso l’ occultamento, presso magazzini clandestini, di prodotti basilari e l’ incitamento ai saccheggi. Una crisi causata artificialmente anche con l’ aiuto di militari vicini agli oppositori. Segnalò, inoltre, che i golpisti avevano assicurato agli Stati Uniti ed al suo Governo che una volta realizzata l’ “imboscata” economica, l’opposizione si sarebbe proposta per governare il paese.

 DENUNCIA DEL PRESIDENTE NICOLÁS MADURO ALLA NAZIONE E ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE DELLE NUOVE AZIONI DEL COLPO DI STATO CONTINUATO CONTRO LAREPUBBLICA BOLIVARIANA DEL VENEZUELA E DELL’ INGERENZA DEGLI STATI UNITI D’AMERICA
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In manette il sindaco di Caracas

Venezuela. Arresto eccellente nell’ambito dell’inchiesta sull’«operazione Gerico». Antonio Ledezma chiamato in causa dagli altri arrestati per il tentato golpe anti Maduro

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Svolta nell’inchiesta sull’operazione Gerico, il ten­tato golpe in Vene­zuela. La magi­stra­tura ha ordi­nato l’arresto del sin­daco della Gran Cara­cas, Anto­nio Lede­zma, lea­der del par­tito di oppo­si­zione Alianza Bravo Pue­blo. Nella notte di gio­vedì, gli agenti del Sebin – il Ser­vi­zio boli­va­riano di intel­li­gence – hanno fatto irru­zione nel suo appar­ta­mento in Torre Exxa, nel muni­ci­pio Cha­cao. Una zona di classe medio alta, gover­nata dall’opposizione e ful­cro delle pro­te­ste vio­lente scop­piate il 12 feb­braio dell’anno scorso (43 morti e oltre 800 feriti). Quest’anno avrebbe potuto finire anche peg­gio se fosse andata in porto l’operazione Gerico, che – secondo i rap­porti di intel­li­gence — pre­ve­deva il bom­bar­da­mento dall’alto delle prin­ci­pali sedi poli­ti­che gover­na­tive e l’uccisione del pre­si­dente Nico­las Maduro.

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Venezuela, il manifesto dei golpisti per il ritorno al passato

Caracas. I movimenti si mobilitano dopo il golpe sventato.

di Geraldina Colotti, il Manifesto – 14.2.2015

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Le Forze armate venezuelane esprimono lealtà al socialismo

Dall’America latina, all’Europa, sini­stre e movi­menti sociali si mobi­li­tano per soste­nere il Vene­zuela di Nico­las Maduro, dopo la sco­perta del colpo di stato sven­tato dall’intelligence. Anche Erne­sto Sam­per, segre­ta­rio gene­rale dell’Unione delle nazioni suda­me­ri­cane (Una­sur), nono­state rap­pre­senti un governo di tutt’altro segno (quello del colom­biano Manuel San­tos), ha affer­mato: «Le pos­si­bi­lità di un golpe mili­tare in Vene­zuela rive­lano una pre­oc­cu­pante esca­la­tion di vio­lenza con­tro la sua demo­cra­zia». L’organismo regio­nale ha come prin­ci­pale con­se­gna pro­prio quella di tute­lare i governi demo­cra­tici che ne fanno parte, e così Sam­per ha espresso l’appoggio dell’Unasur al pre­si­dente Nico­las Maduro.

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Comunicato della Rete di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana contro il tentativo di golpe e in appoggio al presidente Nicolás Maduro Moros

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Comunicato.

Respingiamo con decisione gli attacchi dell’imperialismo e delle destre alla Rivoluzione socialista bolivariana.

Rivolgiamo un forte abbraccio solidale ai compagni e alle compagne di Telesur, obiettivo costante della violenza eversiva

Esprimiamo il nostro più fermo appoggio al popolo venezuelano e al suo governo “di strada” diretto dal presidente, Nicolás Maduro.

Si rassegnino, le forze del capitale, le classi popolari venezuelane hanno scontato sulla propria pelle i costi delle loro ricette, hanno inciso nella memoria il piombo della loro “democrazia”, i volti delle vittime del Caracazo e quelli del golpe contro Hugo Chávez, nel 2002.

Ogni giorno, il popolo venezuelano manifesta al grido di: ¡NO VOLVERAN!

Dalla solidarietà internazionale, massima vigilanza contro i piani eversivi e la guerra mediatica contro il socialismo. Da Caracas a Roma, dall’Avana, a La Paz, a Quito, lo stesso grido: ¡NO VOLVERAN!

Dall’Italia la nostra solidarietà con la rivoluzione socialista bolivariana si fa ogni giorno più forte!

14 febbraio 2015

Rete Solidarietà Rivoluzione Bolivariana

“Caracas ChiAma” – caracaschiama.noblogs.org

Caracas, sventato golpe contro Maduro. L’opposizione attacca, 8 feriti

Venezuela. A un anno dagli scontri violenti, riprendono le proteste

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Geraldina Colotti, il Manifesto – 13.02.2015

In Vene­zuela, sven­tato un ten­ta­tivo di golpe con­tro il governo di Nico­las Maduro. Gli ana­li­sti Cia ave­vano visto giu­sto, anti­ci­pando una situa­zione di pro­te­ste e rischio di vio­lenze. E pour cause, secondo Maduro, visto che all’origine del ten­ta­tivo desta­bi­liz­zante, vi sareb­bero — come da copione — gli Usa. Si è trat­tato — ha spie­gato il pre­si­dente socia­li­sta — «di un ten­ta­tivo di ser­virsi di un gruppo di uffi­ciali dell’aviazione mili­tare per pro­vo­care un attacco, un atten­tato». Un piano deno­mi­nato “Ope­ra­zione Gerico” che pre­ve­deva di bom­bar­dare, oltre al palazzo pre­si­den­ziale di Mira­flo­res, a vari mini­steri e al muni­ci­pio della capi­tale, anche la tele­vi­sione Tele­sur, sem­pre al cen­tro degli attac­chi vio­lenti dell’estrema destra di opposizione.

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Venezuela, arrestati imprenditori farmaceutici. E loro: «Troppe garanzie agli operai»

—  Geraldina Colotti, 4.2.2015

Caracas. Il paese festeggia la ribellione civico-militare guidata da Chavez nel 1992

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Si può senz’altro cri­ti­care la pro­pen­sione del governo vene­zue­lano alle denunce pub­bli­che circa i piani cospi­ra­tivi delle destre, nel paese e fuori: a forza di gri­dare «al lupo, al lupo», quando il lupo effet­ti­va­mente arriva, nes­suno accorre più. E inol­tre si rischia di aval­lare l’ampia e varie­gata pub­bli­ci­stica di oppo­si­zione che – in modo arro­gante e raz­zi­sta – tenta di dipin­gere come para­noico e auto­ri­ta­rio il governo (il “regime”) di Nico­las Maduro (per la cro­naca, il pre­si­dente viene chia­mato Maburro — ove burro signi­fica asino — per i suoi tra­scorsi ope­rai, e dipinto con una banana in mano, così come Cha­vez veniva rap­pre­sen­tato come scim­mia per le sue ori­gini indi­gene. Cir­co­lano foto­mon­taggi in cui lo si vede fare la fine di Ghed­dafi o di Sad­dam Hus­sein, ecce­tera, ma nes­suno è mai andato in galera per que­sto). In que­sti giorni, Maduro ha accu­sato il vice­pre­si­dente degli Stati uniti, Joe Biden, di favo­rire piani desta­bi­liz­zanti. E si può pen­sare che la poli­tica di Barack Obama nei con­fronti dell’ex «cor­tile di casa» non sia quella del suo pre­de­ces­sore: niente golpe, tutt’al più una “dop­pia morale” (da una parte aper­tura – per quanto avve­le­nata – nei con­fronti di Cuba, dall’altra san­zioni al Vene­zuela che di Cuba è alleato e che, come Cuba, non rin­nega il socia­li­smo). E d’altro canto lo stesso Maduro con­ti­nua a cer­care il dia­logo con gli Usa e, in una let­tera inviata a Obama, ha accu­sato la «mafia di Miami» di essere all’origine delle cospirazioni.

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Venezuela. Nicolas Maduro chiede a Unasur di mediare con gli Usa

Geraldina Colotti, 6.2.2015

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Dalla Cia, un annun­cio inquie­tante: in Vene­zuela, il governo di Nico­las Maduro dovrà pre­sto veder­sela con una nuova ondata di pro­te­ste vio­lente. Lo ha soste­nuto il diret­tore dell’intelligence del dipar­ti­mento della difesa Usa, Vin­cent Stewart, davanti alla Com­mis­sione per gli affari mili­tari della Camera dei rap­pre­sen­tanti. «Pre­ve­diamo che, nel 2015, le orga­niz­za­zioni stu­den­te­sche e l’opposizione poli­tica orga­niz­ze­ranno pro­te­ste nei mesi pre­ce­denti le ele­zioni legi­sla­tive», ha detto il gene­rale a tre stelle illu­strando «le minacce mon­diali» che devono affron­tare gli Stati uniti. «Siamo un po’ pre­oc­cu­pati — ha aggiunto — per le ele­zioni che si devono svol­gere in Vene­zuela (a dicem­bre, ndr) e quel che potrebbe signi­fi­care in ter­mini di vio­lenza e vio­la­zione dei diritti umani». Nel feb­braio del 2014, per alcuni mesi, il governo è stato messo alla prova di mani­fe­sta­zioni vio­lente pro­ve­nienti dai quar­tieri agiati del paese e dai muni­cipi gover­nati dalla destra. Il saldo è stato di 43 morti e 800 feriti, in gran parte vit­time delle trap­pole da strada (le gua­rim­bas) messe in atto dai gruppi di estrema destra. Pro­te­ste per chie­dere la cac­ciata di Maduro dal governo a furor di piazza, anti­ci­pate dalle vio­lenze post-elettorali seguite alla sua ele­zione a pre­si­dente. Sia la Camera che il Senato Usa hanno però votato un pac­chetto di san­zioni a fun­zio­nari del governo vene­zue­lano «col­pe­voli di aver vio­lato i diritti umani dei mani­fe­stanti» e Obama le ha rati­fi­cate. Per ora sono stati vie­tati i visti di ingresso negli Usa a 56 alti respon­sa­bili del governo Maduro.

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