Venezuela, il manifesto dei golpisti per il ritorno al passato

Caracas. I movimenti si mobilitano dopo il golpe sventato.

di Geraldina Colotti, il Manifesto – 14.2.2015

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Le Forze armate venezuelane esprimono lealtà al socialismo

Dall’America latina, all’Europa, sini­stre e movi­menti sociali si mobi­li­tano per soste­nere il Vene­zuela di Nico­las Maduro, dopo la sco­perta del colpo di stato sven­tato dall’intelligence. Anche Erne­sto Sam­per, segre­ta­rio gene­rale dell’Unione delle nazioni suda­me­ri­cane (Una­sur), nono­state rap­pre­senti un governo di tutt’altro segno (quello del colom­biano Manuel San­tos), ha affer­mato: «Le pos­si­bi­lità di un golpe mili­tare in Vene­zuela rive­lano una pre­oc­cu­pante esca­la­tion di vio­lenza con­tro la sua demo­cra­zia». L’organismo regio­nale ha come prin­ci­pale con­se­gna pro­prio quella di tute­lare i governi demo­cra­tici che ne fanno parte, e così Sam­per ha espresso l’appoggio dell’Unasur al pre­si­dente Nico­las Maduro.

Il pre­si­dente vene­zue­lano ha illu­strato i det­ta­gli del piano gol­pi­sta, che ha por­tato in car­cere un gruppo di uffi­ciali dell’aviazione, pre­su­mi­bil­mente legati «all’ambasciata Usa» e a poli­tici di oppo­si­zione, chia­mati in causa dai pen­titi. Uno degli arre­stati, Aro­cha Pérez (su un totale di 15 uffi­ciali, uno dei quali lati­tante) ha anche accu­sato il sin­daco della Gran Cara­cas, Anto­nio Lede­zma e il depu­tato di oppo­si­zione Julio Bor­ges: come pre­sunti idea­tori di un piano per assas­si­nare in car­cere Leo­poldo Lopez, il lea­der della destra dete­nuto da quasi un anno con l’accusa di aver diretto le vio­lenze di piazza del feb­braio 2014 (43 morti e oltre 800 feriti). Lede­zma e Bor­ges hanno respinto le accuse e dichia­rato che il governo vuole disto­gliere l’attenzione dai pro­blemi del paese. Intanto, nuovi foco­lai di pro­te­ste, scop­piati prin­ci­pal­mente nel Tachira (alla fron­tiera con la Colom­bia) hanno pro­vo­cato il feri­mento di 14 poli­ziotti e hanno por­tato al fermo di 11 persone.

Il piano gol­pi­sta pre­ve­deva l’attacco aereo di diversi mini­steri e del palazzo di Mira­flo­res, e l’uccisione del pre­si­dente Maduro durante un evento pub­blico. Il segnale per atti­varlo sarebbe arri­vato dalla pub­bli­ca­zione di un manifesto-appello su uno dei quo­ti­diani pri­vati a tira­tura nazio­nale in forma di pub­bli­cità. Un testo dal titolo “Appello ai vene­zue­lani per un accordo nazio­nale di tran­si­zione”, che appare come una vera e pro­pria agenda poli­tica per ripri­sti­nare in Vene­zuela i det­tami del neo­li­be­ri­smo, die­tro i soliti appelli alla demo­cra­zia e ai diritti umani: «Inse­rire di nuovo il Vene­zuela nei cir­cuiti finan­ziari inter­na­zio­nali e otte­nere da que­sti gli appoggi eco­no­mici neces­sari; risar­cire i danni pro­vo­cati dagli espro­pri arbi­trari; rive­dere lo stato reale delle imprese non petro­li­fere che sono cadute nelle mani dello stato per la vora­cità del regime; rico­struire le basi giu­ri­di­che ed eco­no­mi­che neces­sa­rie per attrarre gli inve­sti­menti.…».
Il golpe avrebbe dovuto con­tare anche sullo scop­pio di nuove vio­lenze di piazza, anti­ci­pate da una rela­zione della Cia al Con­gresso Usa che ha pre­vi­sto grandi tur­bo­lenze prima delle ele­zioni di dicem­bre. La destra sof­fia sul fuoco delle dif­fi­coltà che essa stessa pro­voca (sabo­tag­gio eco­no­mico, acca­par­ra­mento, allarmi e discre­dito inter­na­zio­nale) e spera di tra­sfor­mare in pro­te­sta le misure eco­no­mi­che in discus­sione, come l’aumento dell’irrisorio prezzo della ben­zina. Per ora, però, ha otte­nuto solo la rea­zione com­patta delle Forze armate, che hanno giu­rato a pugno chiuso fedeltà al socia­li­smo. E quella di sin­da­cati, movi­menti popo­lari, intel­let­tuali, arti­sti, media alter­na­tivi, che hanno lan­ciato l’appello “Los pue­blos con Vene­zuela” per rea­liz­zare una set­ti­mana di mobi­li­ta­zione inter­na­zio­nale tra il 1 e l’8 marzo. In Ita­lia, l’appello è stato rac­colto dalla rete Cara­cas chiAma, che riu­ni­sce col­let­tivi, asso­cia­zioni, movi­menti e par­titi della sini­stra e che ha dif­fuso un comu­ni­cato di soli­da­rietà (http://​cara​ca​schiama​.noblogs​.org).