Socialisti dissidenti sollecitano il Venezuela ad investigare sulla corruzione

Per il mercoledì delle Narrazioni tossiche: secondo la Reuters, per l’occasione nella versione pubblicata dal Daily Mail lo scorso mercoledì 3 giugno, il pericolo per il governo bolivariano verrebbe dalle sue stesse fila a causa della dilagante corruzione fra i membri del partito.

“The republic is at risk” due to corruption, (…) “The revolution is at risk”.

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Nicmer Evans

Ex membri ormai dissidenti del Partito socialista al governo in Venezuela hanno richiesto, lo scorso mercoledì, un’investigazione governativa su una presunta frode multi-milionaria, che dicono essere prosperata sotto il rigido controllo sulla valuta da parte del paese sudamericano membro dell’OPEC.

Marea socialista, un piccolo gruppo di intellettuali di sinistra, nonché frangia del Partito socialista, ha detto che le compagnie corrotte e i politici complici stanno giocando con il sistemo valutario designato per controllare le variazioni sulle importazioni, dal cibo ai medicinali.

Sotto un complesso comando fondato nel 2003 dall’ex leader venezuelano Hugo Chávez, compagnie e individui fanno domanda di dollari ad un tasso di cambio preferenziale.

“Molti burocrati e operatori politici si sono avvantaggiati di questa opportunità per dissanguare il paese,” ha dichiarato Nicmer Evans, leader di Marea socialista, nell’ufficio dell’Amministratore finanziario di Caracas, dove insieme ad altri dissidenti ha presentato le loro richieste e cercato di presentare un nuovo sito per gli informatori che volessero denunciare le frodi.

Il gruppo ha stimato in circa 259 miliardi di dollari la cifra non conteggiata fin dall’implementazione del sistema. La stima è basata su informazioni e dichiarazioni pubbliche, inclusa l’ipotesi dell’ex direttore della Banca centrale che ammonta a 20 miliardi di dollari sottratti in un anno.

La pressione sta crescendo sul presidente venezuelano Nicolas Maduro per indagare sulle attività illegali, in mezzo alle inchieste dei media statunitensi sul traffico di droga degli alti funzionari venezuelani e alle recenti accuse secondo cui una banca di Andorra avrebbe facilitato il trasferimento di 4,2 miliardi di dollari connessi al riciclaggio di soldi nel paese.

“Andorra rappresenta solo la punta dell’iceberg, noi vogliamo arrivare fino alla radice del problema” ha detto Evans.

“La rivoluzione è a rischio”

Richieste di chiarimenti al governo non hanno ricevuto risposte.

Il governo Maduro in passato è stato incolpato di corruzione e additato come “traditore della rivoluzione” e promise di sradicare le mele marce.

Ma la frustrazione sui problemi, così come la percezione che Maduro difetti di leadership tra i colpi della crisi economica, ha solamente aumentato la frammentazione del blocco “chavista”.

La stessa Marea socialista ha recentemente abbandonato il partito, sebbene la domanda di diventare un’entità separata sia stata rigettata in maggio.

La critica del gruppo afferma che la corruzione è inerente al sistema a conduzione statale caldeggiato da Chávez, e domandano perché gli stessi membri non ne abbiano parlato prima.

Comunque i dissidenti socialisti sostengono che Chávez fece del suo meglio per sradicare la corruzione che da tempo tormenta la nazione ricca di petrolio, e dicono che queste pratiche sono più esplicite perché Maduro non ha lo stesso pugno duro del suo predecessore.

“La repubblica è a rischio” a causa della corruzione, ha avvisato Ana Elisa Osorio, ministro dell’ambiente dell’era Chávez e membro del Partito socialista, che sta spingendo per avviare le investigazioni.

“La rivoluzione è a rischio.”

Articolo originale:
http://www.dailymail.co.uk/wires/reuters/article-3109829/Dissenting-socialists-urge-Venezuela-investigate-corruption.html

Aereo carico di droga proveniente dal Venezuela precipita sulla coste colombiane

Per il mercoledì delle Narrazioni tossiche: no, non è Roberto Saviano in missione per il New York Times, ma l’articolo a firma Associated Press propone la stessa storia amaramente apprezzata sui media nazionali: alti funzionari boliavariani accusati di impeachment col narcotraffico.

Venezuela has become a key transit country for cocaine produced in Colombia, with several government officials and high-level members of the military sanctioned by the United States

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Raytheon Hawker 800A (da wikipedia)

BOGOTA, Colombia – Un piccolo aereo, in volo dal Venezuela con più di una tonnellata di cocaina a bordo, è precipitato nei Caraibi lo scorso mercoledì dopo essere stato inseguito dall’aviazione colombiana.

Questo è il solo punto di accordo tra le autorità dei due paesi, ciascuno dei quali si prende il merito mentre offre versioni discordanti su come sia stata sventata la fuga.

Un video realizzato dall’aviazione colombiana mostra un Hawker 800 intercettato dai caccia dopo essere entrato nello spazio aereo del paese intorno alle 2:30 del mattino. Ufficiali riferiscono che il pilota tentava la fuga, ma si è schiantato sulle coste di Puerto Colombia a causa di un guasto di uno dei motori.

La guardia costiera ha trovato il corpo del pilota, la cui nazionalità non è stata accertata, in mezzo ai rottami con 1,2 tonnellate di cocaina, imbustata in pacchetti da un chilogrammo.

Ore dopo, il ministro della difesa venezuelano Vladimir Padrino è apparso sulla rete televisiva nazionale per contestare la versione colombiana.

Padrino ha dichiarato che l’aereo è atterrato su una pista clandestina nello stato di Apure, ovest del paese, appena dopo la mezzanotte. Quando alcune ore dopo l’aereo ha ripreso il decollo, jet venezuelani hanno ordinato al pilota di atterrare, ma al suo rifiuto gli spari hanno colpito il velivolo.

Il ministro ha detto che le autorità venezuelane hanno perso le tracce dell’aereo sospetto subito dopo il passaggio della frontiera, procedendo ad allertare le controparti colombiane.

Il Venezuela è diventato un paese chiave per il transito della cocaina prodotta in Colombia, con numerosi funzionari di governo e alti membri delle forse militari sanzionati dagli Stati uniti per, secondo quanto riportato, collusione con i narcotrafficanti. Ma molta della cocaina è trasportata a nord verso il Centro America su rotte che evitano lo spazio aereo colombiano, saldamente controllato in cooperazione con gli Usa.

Sin dal 2013, le autorità venezuelane dicono di aver abbattuto o neutralizzato 90 aeroplani che trasportavano più 180 tonnellate di cocaina.

Articolo originale:
http://www.nytimes.com/aponline/2015/05/20/world/americas/ap-lt-colombia-venezuela-drug-plane.html

Il lancio di un mango al presidente ispira un gioco

Per il mercoledì delle Narrazioni tossiche: il 6 maggio 2015 il New York Times pubblica un pezzo firmato Associated Press, in cui anche un mango e un’applicazione per telefonia mobile sono buoni pretesti per screditare le politiche del governo bolivariano.

The goal of “Maduro Mango Attack” is to accumulate points by throwing tropical fruit at the socialist leader

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Due venezuelani, emigrati per sfuggire alla crisi economica del paese, stanno dispensando risate con un gioco per telefoni cellulari che deride il presidente Nicolas Maduro per la sua decisione di dare una nuova casa alla donna che gli lanciò un mango per attirare l’attenzione alla sua supplica di  avere un alloggio.

Lo scopo di “Maduro Mango Attack” è di accumulare punti tirando frutti tropicali al leader socialista che passa freneticamente nello schermo a ritmo di musica elettronica, intramezzato dalle urla di illustri capi dell’opposizione che scatenano la loro furia.

I giocatori sono inoltre ricompensati con la possibilità di scuoiare il presidente dell’Assemblea Nazionale Diosdado Cabello, che si pavoneggia con una borsa piena di dollari, e di colpire l’ex presidente Hugo Chávez, incarnato da un piccolo uccello in un berretto rosso – allusione all’osservazione di Maduro durante la campagna elettorale in cui Chávez lo avrebbe visitato in “forme svolazzanti” .

Secondo Google Play, negozio online per i giochi, nella settimana di debutto più di 10.000 persone hanno scaricato l’applicazione gratuita.
Il gioco è stato ispirato da un incidente dello scorso mese, in cui una donna scagliò un mango sulla testa di Maduro mentre guidava un bus attraverso una folla di sostenitori. Successivamente, sulla tv nazionale, Maduro mostrava il mango dove Marleny Olivo aveva scarabocchiato il suo numero di telefono, ammettendo poi la preghiera della donna per una nuova casa.

Scarpe, torte e uova rimangono gli oggetti più popolari da lanciare ai disprezzati politici di tutto il mondo. Ma il missile lanciato a Maduro proviene interamente dai sostenitori; il presidente inizialmente accolse positivamente la tendenza, “è il momento del mango” scherzava il 28 aprile, e, per l’umiliazione delle sue guardie del corpo, incoraggiava i fan a consegnare la frutta con le loro richieste di aiuto al governo.

Tuttavia, recentemente ha tentato di smorzare  i toni: “dovete fare attenzione compagni,” ha detto Maduro al corteo del primo maggio dopo aver evitato una maglietta contenente qualcosa di pesante. “Qualche volta una gentilezza può tramutarsi in qualcosa di completamente diverso.”

Fernando Malave, uno dei creatori del gioco, ha detto che non intendeva incoraggiare la violenza contro il presidente, ma piuttosto usare l’umorismo per attirare l’attenzione sui problemi del Venezuela. Malave ha dichiarato che assieme al suo socio, Gabriel Diaz, si trasferirono in Argentina lo scorso anno per cercare lavoro, stufi dell’alto tasso di criminalità e le scarse prospettive lavorative in mezzo ad una crisi economica segnata da una crescente inflazione e una diffusa mancanza di beni.

Le difficoltà hanno dimezzato  il consenso nei confronti di Maduro da quando è stato eletto presidente nel 2013, toccando il fondo con il 28% in un sondaggio raccolto dall’agenzia locale Datanalisis in aprile.

“La gente è stanca e tutti vogliono un cambiamento, ma non sanno che tipo di cambiamento,” ha detto Malave. “Fortunatamente lo spirito, che ha sempre unito i venezuelani, riesce ad alleviare  lo stress quotidiano.”

Articolo originale:
http://www.nytimes.com/aponline/2015/05/06/world/americas/ap-lt-venezuela-maduro-mango-attack.html

Sindaco venezuelano trasferito dal carcere in ospedale per un intervento

Per il mercoledì delle Narrazioni tossiche: secondo William Neuman, NYT, l’ex sindaco di Caracas Antonio Ledezma non è altro che uno dei tanti oppositori incarcerati dal governo bolivariano, colpevoli per aver criticato apertamente il disastro economico causato dall’amministrazione Maduro.

Mr. Ledezma’s arrest was met with widespread international appeals for his release, increasing pressure on the government, which had begun to build last year with the jailing of other opposition figures.

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Vanessa, figlia di Antonio Ledezma ad UnoMattina su Rai1

Il sindaco di Caracas, Venezuela, arrestato con l’accusa di cospirazione contro il governo del presidente Nicolas Maduro, è stato trasferito in un ospedale privato per un’operazione all’ernia lo scorso sabato. Secondo sua moglie e un portavoce, sarà successivamente trasferito agli arresti domiciliari durante la riabilitazione.

Non è chiaro se al sindaco, Antonio Ledezma, sarà chiesto di tornare in prigione dopo il completo recupero.

Ledezma, arrestato dai poliziotti, pesantemente equipaggiati, dell’intelligence in febbraio, è uno dei numerosi politici oppositori di Maduro finiti agli arresti. E’ trattenuto in una prigione militare in attesa del processo.

Agenti governativi lo hanno accusato di complottare il rovesciamento di Maduro, nonostante non abbiano ancora fornito prove evidenti a supporto delle affermazioni. L’avvocato di Ledezma ha respinto le accuse.

L’arresto di Ledezma ha incontrato un diffuso appello internazionale per il suo rilascio, aumentando la pressione sul governo, pressione cominciata a montare lo scorso anno con l’incarcerazione di altre figure dell’opposizione.

Maduro, presidente di sinistra eletto nell’aprile del 2013, sta lottando con una cascata di problemi economici, compresa la recessione, l’alta inflazione e la scarsità di beni di prima necessità. Ha dichiarato che questi problemi sono parte di una cospirazione per indebolire il suo governo e ha spesso riferito di misteriosi quanto vaghi complotti per assassinarlo o deporlo.

Come gli altri esponenti dell’opposizione, Ledezma è stato un critico “non silenzioso” di Maduro.

La moglie di Ledezma, Mitzy Capriles, lo stesso sabato ha criticato il governo per il mancato rilascio di suo marito e per non aver fatto cadere le accuse nei suoi confronti. Capriles ha richiamato la pressione internazionale per forzare il governo ha riconsiderare l’imprigionamento di Ledezma.

Articolo originale:
http://www.nytimes.com/2015/04/27/world/americas/antonio-ledezma-jailed-venezuelan-mayor-is-moved-to-hospital-for-surgery.html

Obama incontra il presidente del Venezuela parallelamente al Summit

Per il mercoledì Narrazioni tossiche: sabato 11 Aprile, sulle maggiori testate nazionali, Associated Press ci presenta un Maduro remissivo e in difficoltà, alle prese con un Obama concreto e protagonista nella salvaguardia, e nella diffusione, dei valori democratici.

 

President Obama indicated our strong support for a peaceful dialogue between the parties within Venezuela,” said Bernadette Meehan, a spokeswoman for the White House’s National Security Council. “He reiterated that our interest is not in threatening Venezuela, but in supporting democracy, stability and prosperity in Venezuela and the region.

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Sabato il presidente Barack Obama ha incontrato privatamente il suo omologo venezuelano, in mezzo all’aspra disputa fra le due nazioni dopo le recenti sanzioni Usa sui sette funzionari venezuelani.

L’incontro tra Obama ed il presidente Nicolas Maduro ha avuto luogo parallelamente al Summit delle Americhe e, secondi fonti della Casa Bianca, non autorizzate però ha rilasciare un commento ufficiale, è durato solo pochi minuti.

Lo scontro è avvenuto dopo che l’amministrazione Obama ha dichiarato che la crisi economica e politica in Venezuela è una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti, e il congelamento dei beni nel paese di sette funzionari, accusati di violazione dei diritti umani nelle proteste antigovernative dello scorso anno in Venezuela.

Maduro e gran parte dell’America Latina hanno condannato l’azione come un ritorno ai tempi della Guerra Fredda, azione che aumenta solo la tensione in un Venezuela profondamente diviso, in cui l’opposizione chiede le dimissioni di Maduro.

“Il presidente Obama ha indicato il nostro forte supporto per un dialogo pacifico fra la parti in Venezuela”, ha detto Bernadette Meehan, portavoce per il Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca. “Ha ripetuto che il nostro interesse non è intimidire il Venezuela, ma supportare la democrazia, la stabilità e la prosperità in Venezuela e nel resto della regione.”

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In seguito Maduro ha descritto l’incontro come franco e cordiale, dicendo che i dieci minuti di consultazione possono aprire la strada per un significativo dialogo fra le due nazioni nei prossimi giorni.

 “Gli ho detto che non siamo nemici degli Stati Uniti” ha dichiarato Maduro. “Ci siamo detti vicendevolmente la verità.”

Obama non ha menzionato il confronto nelle osservazioni alla conclusione del summit.

Ma durante un intervento, Obama ha difeso il diritto della sua amministrazione di criticare linee politiche con cui non si trova d’accordo.

“Quando parliamo apertamente di qualcosa come i diritti umani, non è perché pensiamo di essere perfetti, ma perché riteniamo che il concetto di non imprigionare persone se non sono d’accordo con te, sia quello giusto” ha detto hai leader regionali, senza menzionare direttamente il Venezuela.

Articolo originale:
http://www.nytimes.com/aponline/2015/04/11/world/americas/ap-americas-summit-obama-maduro.html

In pericolo a casa: stelle venezuelane dell’MLB fuggono dal paese

Per le Narrazioni tossiche: Jorge L.Ortiz, articolo apparso su Usa Today (unico quotidiano a tiratura nazionale) il 24 marzo 2015. Negli Stati Uniti il baseball è lo sport più seguito in assoluto, davanti al football e al basket: quale miglior occasione dunque, per screditare le politiche bolivariane, se non quella di intervistare professionisti più-che-benestanti in ritirata dal presunto regime socialista?

Uncomfortable with the rampant crime in the country with the second-highest homicide rate in the world last year, Montero renewed his passport in his native Caracas and hurried back to the USA, feeling terrible for the family members and countrymen he left behind.

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Wilson Ramos, vittima di rapitori tre anni fa, dice che sta ora valutando di lasciare definitivamente il Venezuela. (Foto: Reinhold Matay, USA TODAY Sport)

Il ricevitore dei Chicago Cubs Miguel Montero, stabilitosi a Phoenix sin dal 2007, è tornato la scorsa estate in Venezuela, dove vivono la maggior parte dei suoi parenti.

Ci è rimasto cinque giorni.

A disagio col dilagare del crimine nel paese con il secondo tasso di omicidi più alto del mondo nel 2014, Montero ha rinnovato il passaporto nella città che gli ha dato i natali, Caracas, ed è corso indietro negli Stati Uniti, in angoscia per i membri della famiglia e per i connazionali lasciati nel paese.

Andrei dal posto dove stavo cercando ti avere il mio passaporto e tornerei indietro. Solo questo,” ha detto Montero. “Uno vuole andare nel suo paese per rilassarsi e stare bene, non per essere sparato dentro casa perché si ha paura di uscire… Ci sono problemi di sicurezza in tutto il mondo, ma uno guarda le notizie sul Venezuela e ci sono più omicidi che in Afghanistan.”

Montero, che ha due figli e chiederà la cittadinanza statunitense quest’anno, è salito alla ribalta per quella che è diventata un’ondata di giocatori venezuelani trasferitisi con la famiglia negli Usa, principalmente per motivi di sicurezza.

Felix Hernandez, Miguel Cabrera, Carlos Gonzales e Victor Martinez sono alcuni dei più famosi venezuelani che hanno stabilito radici negli Stati Uniti, ma non sono soltanto le star che stanno cambiando casa. Gregor Blanco e Guillermo Quiroz, compagni di squadra nei San Francisco Giants, si sono trasferiti a Miami, destinazione favorita per gli espatriati.

L’esterno dei Chicago White Sox Avisail Garcia e Alex Torreas e Yangervis Solarte, compagni nei San Diego Padres, sono fra quelli che stanno chiedendo la residenza permanente.

Nel bel mezzo di questa migrazione, tensioni continuano a crescere fra il governo socialista venezuelano del presidente Nicolas Maduro e gli Stati Uniti.

A dicembre, il governo statunitense ha ufficialmente giudicato la situazione in Venezuela, dove la repressione delle proteste anti-governative ha causato più di 40 vittime lo scorso anno, un’emergenza nazionale. Maduro ha risposto definendo questa dichiarazione “un atto di aggressione”.

All’inizio del mese il presidente Obama ha emanato un ordine esecutivo sanzionando sette funzionari venezuelani, considerati responsabili per il giro di vite. Da parte sua, Maduro ha ordinato la riduzione dello staff dell’ambasciata Usa in Venezuela da 100 membri fino a 17, e ha annunciato che i cittadini americani adesso dovrebbero richiedere il visto per entrare nel paese sudamericano.

Mentre i giocatori di baseball tendono a stare lontano dalla politica, molti venezuelani della Major League dicono che la combinazione di problemi di sicurezza ed emergenza economica nel paese – il tasso d’inflazione ha sorpassato il 60% – ha suggerito loro di cercare un futuro per la propria famiglia da qualche altra parte.

Non ho mai pensato di trasferirmi qui per vivere,” ha detto Blanco, il quale ha un figlio di 4 anni con sua moglie e un altro di 9 anni avuto da una precedente relazione. “Gli Stati Uniti sono un bellissimo paese con un sacco di ottime cose, ma è dura trasferirsi dal proprio paese in un altro. Sei abituato alle tue tradizioni, alla tua patria, alla tua gente. Tutto è cambiato da un giorno all’altro quando ho realizzato – Wow, devo fare attenzione alla sicurezza dei miei figli. – Per questo ho preso quella decisione.”

Decisione confermata quando Blanco ha passato tre settimane in estate a Los Valley del Tuy, il sobborgo dove è cresciuto fuori Caracas. Blanco lo ricordava come piacevole e tranquillo. Non lo è più.

Carenza di cibo e di beni primari come carta igienica, pannolini e medicine rendono la vita difficile. Blanco ha provato per cinque anni a costruire una casa per il ritorno, ma non ha potuto trovare elettrodomestici da comprare.

Peggio ancora, una sensazione di illegalità ha permeato la zona.

Sei sempre spaventato che qualcosa di brutta possa accadere,” ha detto Blanco. “Quando sei addormentato, ogni rumore ti fa pensare alle peggiori conseguenze. E’ dura vivere con questo stress tutti i giorni.”

Fonte:
http://www.usatoday.com/story/sports/mlb/2015/03/24/mlb-venezuelan-players-unrest/70373988/

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Sì, il Venezuela è una minaccia per la sicurezza

Per il mercoledì delle Narrazioni tossiche: Carlos Alberto Montaner firma questo articolo per il Miami Herald – 16 marzo 2015 – in cui ci dimostra come gli specchi, più che fornire appigli per scalare la parete della menzogna, la riflettono.

Venezuela is indeed a risk to the security of the United States, not because it violated the democrats’ human rights — that was the excuse — but because of three activities that are codified in the doctrinary definition that indicates where the danger to U.S. society begins or intensifies.

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CARACAS: Un sostenitore del governo con un poster che mostra una fotografia deturpata del presidente americano Barack Obama nel corso di una manifestazione davanti palazzo presidenziale di Miraflores a Caracas Domenica. Fernando Llano – AP

 

Il presidente Obama ha firmato la scorsa settimana un ordine esecutivo che proclama il regime in Venezuela un pericolo per la sicurezza degli Stati Uniti. Perché? Perché questi ha violato i diritti umani dell’opposizione democratica nel paese. In seguito, Obama ha imposto sanzioni contro numerosi ufficiali militari e funzionari di governo.

Strana mossa, fatta poche settimane dopo aver iniziato ad abolire le sanzioni contro la dittatura cubana, la quale, per l’ultima metà del secolo o anche di più, ha maltrattato i dissidenti con la stessa (o maggiore) brutalità che è stata mostrata dal governo di Nicolás Maduro in Venezuela.

A margine, c’è una questione di gerarchie. Cuba è la nonna. Il Venezuela si comporta come se sia al comando del consiglieri cubani che guidano il paese. Queste sono le competenze che Cuba vende al Venezuela: servizi segreti, controllo sociale e pugno duro nella “governabilità”.

Naturalmente, Fidel e Raúl Castro hanno immediatamente reso pubblica un’appassionata difesa di Maduro. I fratelli Castro sanno perfettamente che i 13 milioni di Dollari annuali in sussidi, aiuti e affari commerciali forniti dalla loro grande colonia politica valgono di più delle recenti dimostrazioni di affetto e promesse ricevute dagli stati Uniti.

“Il Venezuela non è solo”, ha dichiarato una nota ufficiale cubana, suggerendo che se sì arriverà ad un conflitto armato, i soldati della patria cubana non rimarranno a guardare.

Certo, sono solo parole, atteggiamenti per i balconi. I Castro sanno che gli Stati Uniti non sono minimamente interessati a passare alla violenza per liquidare la “rivoluzione” bolivariana. Nessuno invaderà il Venezuela.

Ciò che è generalmente ignorato è il perché Obama abbia preso questa contraddittoria decisione che aiuta solo a dare a Maduro un pretesto per incrementare il sentimento nazionalista, la repressione e mescolare il nido del vespaio sudamericano.

Eppure, ci sono buone ragioni dietro questa iniziativa. Il Venezuela è davvero un rischio per la sicurezza degli Stati uniti, non perché ha violato i diritti umani – questa era la scusa – ma a causa di tre attività che sono codificate nella definizione dottrinale che indicano dove il pericolo per la società nordamericana inizia o si intensifica.

Chiunque voglia conoscere la visione che prevale a Washington sulla questione dovrebbe leggere il libro Reconceptualizing Security in the Americas in the 21st Century, con particolare attenzione al capitolo intitolato Venezuela: tendenze nel crimine organizzato, scritto dall’analista Joseph M. Humire.

Il movimento fondato da Hugo Chávez ed ereditato da Maduro ha oltrepassato tre linee di confine:

  • Primo, la complicità venezuelana coi terroristi islamici in Iran. Il governatore dello stato di Aragua, Tareck El Aissami, di origini arabe ed ex ministro dell’Interno, ha detto di avere forti relazioni con il governo iraniano. Questi ha usato la sua posizione per creare una rete di relazioni con i terroristi in Medio Oriente, finanziati dal traffico di droga.
  • Il secondo limite oltrepassato a Caracas è, precisamente, relativo al traffico di droga. Ci sono generali venezuelani che sono coinvolti fin sopra i capelli in questo torbido mercato. Su 700 tonnellate di cocaina prodotte annualmente nel mondo, 300 vanno attraverso il Venezuela fino in Europa passando per l’Africa, o arrivano negli Stati Uniti tramite l’America Centrale. Il presidente del Parlamento, Diosdado Cabello, è stato accusato di essere il capo del principale cartello.
  • Terzo, il diffuso riciclaggio di soldi sporchi. Petróleos de Venezuela, la compagnia petrolifera statale meglio conosciuta con l’acronimo PDVSA, è dove avvengono la maggior parte delle transizioni sospette, incluse le emissioni di obbligazioni. Più che un’attività, la PDVSA è il nascondiglio di Ali Babà, ma con più di 40 ladroni. Quei soldi servono per corrompere politici, comprare consenso e pagare i criminali per i loro servigi.

La Casa Bianca sa tutto questo nel dettaglio.

E’ stata istruita dai suoi diplomatici, dai servizi segreti e dai disertori. Walid Makled García, venezuelano a capo del traffico di droga, paragonabile a Pablo Escobar al suo apice, fu intensamente interrogato dagli agenti della DEA prima che il suo carceriere colombiano lo deportò in Venezuela.

“Il Turco”, come era chiamato, cantava La Traviata, spifferò tutto. L’ultimo membro del coro è Leamsy Salazar, braccio destro di Cabello e Chávez, il quale chiese asilo politico negli Stati Uniti e confermò tutto questo. Contribuì inoltre con nuove informazioni. Potrebbe non essere stato detto abbastanza che “il Venezuela non è un pericolo, ma una seccatura”.

A dire il vero, il Venezuela è un pericolo per la sicurezza degli Stati Uniti e per tutto l’emisfero. L’errore di Obama non fu di affrontare i suoi nemici e chiamare le cose con il proprio nome, ma di scegliere un’accusa indiretta, formulata malamente, così che molte persone non hanno potuto capirla. Il presidente voleva soddisfare tutti, ma è riuscito a fare esattamente il contrario. Un peccato.

Articolo originale:
http://www.miamiherald.com/opinion/op-ed/article14674460.html

Il Venezuela lancia due settimane di esercitazioni militari, con armi cinesi e russe: “U.S. pericolo imminente”.

Per il mercoledì delle Narrazioni tossiche: articolo di John Hall, apparso sul Daily Mail online lunedì 16 marzo, in cui si dipinge un Venezuela che si appresta ad un attacco militare nei confronti degli Stati Uniti, con tanto di addestramenti militari e rafforzamento dei poteri centrali.

 

Venezuela has declared the United States to be an ‘imminent danger’ at the launch of two weeks of Cold War-style military drills and parades featuring weapons made in Russia and China

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Soldati venezuelani nell’esercitazione militare ordinata da Nicolas Maduro lo scorso sabato a Caracas.
Il Venezuela ha dichiarato essere gli Stati Uniti un “pericolo imminente”  al lancio di due settimane di esercitazioni e parate militari, in stile Guerra Fredda, equipaggiati con armi fabbricate in Russia e Cina.

 

Al grido di “patria socialista” e marchiando gli Usa come “imperialisti”, sabato pomeriggio 80.000 soldati e 20.000 civili sono scesi sulle strade di Caracas per una manifestazione anti-statunitense.

 

Il parlamento venezuelano ha seguito le proteste di ieri, approvando una legge che consegna all’assediato presidente Nicolas Maduro il potere di legiferare tramite decreti per nove mesi, in faccia a quella che era descritta come la “minaccia statunitense” per le nazioni sudamericane.

 

Il varo di due settimane di esercitazioni militari arriva appena qualche giorno dopo che Barack Obama ha dichiarato il Venezuela una minaccia per la sicurezza nazionale, limitati i viaggi nel paese e congelato i beni di alcuni cittadini di una nazione alle prese con una diffusa scarsezza di risorse.

 

Maduro ha richiesto l’espansione dei poteri in risposta alle sanzioni statunitensi ai funzionari venezuelani accusati di violazione dei diritti umani. Critici del governo hanno chiamato la mossa una presa di potere.

 

Gli Stati Uniti stanno individuando i funzionari di alto rango dell’apparato di sicurezza venezuelano, responsabili di un giro di vite nelle proteste anti governative dello scorso anno e di  perseguire accuse contro gli oppositori di governo. Questi saranno privati del permesso di entrare negli Stati Uniti, e i loro beni congelati.

 

I leader dei governi di sinistra del Sud America si sono espressi in supporto del Venezuela, mentre Washington ha respinto le affermazioni di Maduro, secondo cui gli Usa stanno cercando di danneggiare il suo governo sollecitandolo a concentrarsi sui problemi interni del paese, come la scarsità di cibo e l’inflazione galoppante.

 

Le due settimane di esercitazioni militari sono largamente riconosciute come il tentativo di Maduro di sollevare il sentimento patriottico nella speranza di migliorare il decadente consenso nei suoi confronti, in vista delle cruciali elezioni di fine anno.

 

Parlando al Financial Times, il professore di relazioni internazionali all’Università Centrale del Venezuela Carlos Romero ha detto che le dichiarazioni di Washington sulla nazione come minaccia per la sicurezza nazionale “hanno ampiamente giovato il governo venezuelano”.

 

Romero ha aggiunto che il Venezuela ha usato l’annuncio per suonare la carica in sostegno del governo, tramite una reazione dai modi “esagerati, quasi drammatici”.

 

Maduro ha precedentemente affermato che gli Stati Uniti, i quali rimangono i più importanti acquirenti del petrolio venezuelano, hanno appoggiato il tentativo di rimuoverlo dal potere.

 

Nel 2002 un colpo di stato, che ebbe il tacito supporto degli Stati Uniti, spodestò brevemente Hugo Chávez, carismatico mentore di Maduro, nonché suo predecessore.

 

Articolo originale:

 

Narrazioni Tossiche: In Venezuela puniscono i capri espiatori

Il mercoledì delle Narrazioni tossiche: L’editoriale del New York Times, datato 5 marzo 2015, ci presenta un Maduro sconclusionato e in affanno nel tentativo di arginare una crisi, a detta del fogliaccio nordamericano, figlia solo dell’inefficienza del governo bolivariano.

History is likely to record it as yet another self-inflicted wound by a leader whose relatively short time in power has been characterized by impulsive, erratic and vengeful behavior.

 Venezuelan acting president Nicolás MaduroLa strategia di governo del presidente venezuelano Nicolas Maduro si affida sempre più alla ritorsione e allo scarico di responsabilità verso i capri espiatori, per i propri fallimenti. Approccio che nell’ultimo fine settimana ha raggiunto livelli grotteschi, con l’annuncio del presidente della riduzione forzata del personale dell’ambasciata statunitense a Caracas da 100 funzionari fino a 17, e la necessità per i cittadini americani di un visto per entrare in Venezuela.

In apparente risposta alla recente decisione all’amministrazione Obama di proibire ad alcuni funzionari venezuelani sospettati di violazione dei diritti umani di viaggiare negli Stati Uniti, Mr. Maduro ha svelato la sua lista personale, dichiarando l’ex presidente George W. Bush, l’ex vice presidente Dick Cheney e l’ex direttore della Cia George Tenet, personae non gratae.

Maduro inoltre ha segnalato che i diplomatici statunitensi rimasti in Venezuela hanno l’obbligo di dichiarare ogni appuntamento, presumibilmente con chiunque, al suo governo. La manovra intende combattere l’”aggressione imperialista”, ha detto sabato ad una folla di sostenitori durante uno sconclusionato quanto esuberante intervento.

Il teatrino di Maduro replica ai dimostranti antigovernativi, scesi in piazza nella città occidentale di San Cristobal, per denunciare la morte di un ragazzo quattordicenne, ucciso da un colpo d’arma da fuoco la scorsa settimana durante una manifestazione. Denigrare i nordamericani durante un momento di crescente malcontento e dell’intensificarsi della crisi economica forse potrà galvanizzare la base nel breve periodo, ma alla lunga può solo danneggiare il suo governo. E la storia presumibilmente registra questo atteggiamento come l’ennesimo autogol di un leader il cui breve operato è stato caratterizzato da un comportamento impulsivo, incoerente e vendicativo.

La richiesta del visto di entrata in Venezuela per gli statunitensi potrebbe diventare ancora l’ennesimo disincentivo per i cittadini del più importante partner commerciale del Venezuela, a  investire nel paese. Smembrare lo staff diplomatico dell’ambasciata Usa a Caracas, potrebbe parimenti rendere più difficoltoso per i venezuelani viaggiare, e fare affari, negli Stati Uniti.

Ad ogni carcerazione ed espulsione di altri capri espiatori, i limiti di Maduro verranno inevitabilmente messi a fuoco.

 

Articolo originale: http://www.nytimes.com/2015/03/06/opinion/in-venezuela-punishing-scapegoats.html?_r=1

Narrazioni Tossiche: Funzionari statunitensi, chiamati “terroristi”, deridono il divieto di entrare in Venezuela

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Quarto appuntamento con il mercoledì delle Narrazioni tossiche. Hannah Dreier firma per Associated Press (qui nella versione del Los Angeles Times, datata 1 marzo) un articolo che schernisce le iniziative del governo bolivariano, dando spazio alle arroganti repliche di tutti quei funzionari a stelle e strisce chiamati in causa dalle nuove direttive dell’amministrazione Maduro.

 

“I’ve always wanted to travel to a corrupt country that is not a free democracy. And now Castro’s lapdog won’t let me!” he wrote on Twitter.

 

I politici conservatori statunitensi, a cui il Presidente socialista Nicolas Maduro ha proibito di entrare in Venezuela, stanno prendendo la restrizione come una medaglia all’onore.

Sabato sera, Maduro ha disposto una serie di misure contro diplomatici e turisti nordamericani, includendo la promessa di limitare la presenza degli ambasciatori nel paese e imporre la necessità del permesso turistico.

Maduro ha inoltre rilasciato una lista di funzionari conservatori Usa a cui non sarebbe permesso di viaggiare in Venezuela. Fra questi, l’ex presidente George W. Bush, l’ex vice presidente Dick Cheney e numerose personalità del congresso.

 “Non possono venire in Venezuela perché sono  terroristi”, ha detto Maduro alla folla che ha radunato in protesta dell’imperialismo. “Fuori di qui, terroristi”.

Ileana Ros-Lehtinen, Rappresentante Repubblicana dello stato della Florida, dal profilo Twitter si è detta orgogliosa di essere nella lista, data la buona compagnia. Un altro Repubblicano, Mario Diaz-Balart, ha espresso un falso disappunto:

 “Ho sempre voluto viaggiare in un paese corrotto e senza democrazia. E ora il cagnolino di Castro non me lo permette!”, ha scritto su Twitter.

 Alcuni importanti critici dell’amministrazione Maduro vedono nel nuovo divieto l’opportunità di schiacciare il governo. Il Senatore Marco Rubio, Stato della Florida, ha detto in una nota che non c’è bisogno di andare a Caracas per fronteggiare il regime.

 “Non importa dove io sia, continuerò a mettere in luce le responsabilità di Nicolas Maduro e del suo regime sulle uccisioni, sull’abuso dei diritti umani e sul disastro economico in cui si trova il Venezuela”, ha dichiarato il Senatore.

Analogamente, il Senatore Democratico Bob Menendez, New Jersey, ha promesso che il divieto non avrà effetti sulla sua volontà di scagliarsi contro il governo Maduro.

 Gli Stai Uniti recentemente hanno proibito l’entrata nel paese ad alcuni importanti dirigenti venezuelani, accusati di violazione dei diritti umani.

 Il Ministro per le Relazioni Internazionali Delcy Rodriguez ha detto domenica di voler lavorare per rendere velocemente operativo il nuovo regolamento, aggiungendo che le restrizioni sui permessi sono una questiona di imparzialità.

 “Non è nulla di inusuale. I venezuelani devono sborsare dollari solo per richiedere il visto per andare negli Stati Uniti, anche se questi non sono garantiti”, ha detto il Ministro.

 Sabato, Maduro ha suggerito di voler spremere il numero dei funzionari nordamericani autorizzati in Venezuela, riducendoli da un centinaio di persone fino ad una manciata, mossa che potrebbe complicare la procedura del visto per i cittadini venezuelani. L’anno scorso l’ambasciata statunitense a Caracas sospese temporaneamente il rilascio del permesso turistico, ufficialmente per questioni legate ai dipendenti.

 La tensione è andata crescendo in Venezuela dopo che un poliziotto ha ucciso un quattordicenne durante una protesta anti governativa, e l’arresto del sindaco di Caracas da parte della polizia. Il Bolivar ha segnato un record negativo visto l’esteso utilizzo del mercato nero per il cambio di valuta, e l’indice di gradimento nei riguardi di Maduro sta marcendo verso un misero 20%.

 Critici di governo hanno manifestato per chiedere ai diplomatici vaticani in missione a Caracas l’intervento di Papa Francesco.

 Domenica, il primo Papa latino americano ha detto in un discorso pubblico che spera nella fine della violenza politica in Venezuela e nell’inizio di un dialogo costruttivo tra il governo e l’opposizione. Ha aggiunto che stava pregando per il ragazzo quattordicenne.

 

Articolo originale: http://www.latimes.com/travel/cruises/sns-bc-lt–venezuela-us-20150301-story.html